DOVE STA IL CONFINE TRA ARTE E PORNOGRAFIA

Il David di Michelangelo? «Pornografia». Così alcuni titoli di siti e giornali di oggi. Il titolo si riferisce alla vicenda che vede protagonista un’insegnante di una lontana scuola della Florida. L’insegnante era stata autorizzata dalla preside a mostrare la statua del David di Michelangelo, all’interno di una lezione sul Rinascimento fiorentino. Alcuni genitori si sono ribellati e hanno denunciato la proiezione dell’immagine michelangiolesca con il termine non precisamente delicato di “pornografia”. La querelle si è trascinata al punto tale che Hope Carrasquilla, la dirigente scolastica della Tallahassee Classical School – questo è il nome della scuola interessata – è stata costretta alle dimissioni.

Però, questi americani! Che zelo! Soprattutto attorno alla morale e soprattutto attorno ai comportamenti che hanno a che fare, direttamente o indirettamente, con il sesso. Noi italiani, profondamente italiani, fatichiamo a capire questi rigurgiti di seriosità morale in un paese, per tanti versi, così sfacciatamente libero. Ma, forse, si tratta di un problema più italiano che americano.

Della stravaganza della vicenda non c’è molto da commentare. Confondere il David con una pagina di una pubblicazione per soli adulti è proprio un po’ tantino: una sensibilità da elefanti.

Ma, leggendo giornali e siti, si ha la sensazione che il problema si sia eccessivamente semplificato. Molti interventi si possono riassumere così: l’arte non è pornografia. L’arte “redime” tutto, nessun nudo veramente artistico è pornografico. Quindi, mi sembra di dover concludere, non c’è nudo che non si possa mostrare anche a dei bambini, purché si tratti di un nudo veramente artistico.

Su questa conclusione di alcuni – non credo di tutti – avrei qualcosa da dire. Un nudo artistico non è scandaloso, ma a una condizione: che sia percepito come artistico. Ora, il confine fra l’artistico e il non artistico non è sempre facile da tracciare. Non tanto per chi fa l’opera d’arte, ma per chi la vede.

Vorrei fare un esempio. Estremo, per farmi capire. Penso a un’opera da sempre scandalosa: L’”Origine del mondo” di Gustave Courbet. Cito da un sito internet a caso. “Il dipinto ritrae in primo piano la zona pubica di un torso femminile. Il corpo della modella è adagiato su un lenzuolo ma di esso si intravede solo la porzione che va dalle cosce al seno (…) Secondo i curatori del Musée d’Orsay di Parigi è la descrizione estremamente realistica e quasi anatomica del corpo che determina la forza visiva del dipinto”.

Dobbiamo concludere che il dipinto di Gustave Courbet non è artistico perché è troppo realistico? No, evidentemente. Oppure dobbiamo concludere che non è realistico perché è molto artistico? Ancora no.

I genitori della Florida sono degli “ignoranti” – così li definisce Gramellini nel suo “caffè” sul “Corriere”. E va bene. Ma non me la sentirei di definire ignoranti dei genitori e degli insegnanti che si rifiutassero di mostrare il capolavoro di Courbet a dei bambini. Elementare, Watson? Certo, ma proprio perché è elementare, è bene che ce lo ricordiamo.

Altrimenti si rischia di rispondere al “troppo” degli ignoranti di oltre oceano, con il “troppo” degli intelligenti di casa nostra. Il troppo storpia. Sempre.

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