E PER MANCINI MERITAVAMO IL PARI

Da la mano de Dios a la mano di Di Lorenzo, un attimo. Vendetta della perfida Albione, fischi e fiaschi al Maradona di Napoli dove la gente ha uheggiato contro l’inno inglese deturpato da tale Ellynora, per poi scaldarsi al Canto degli Italiani trasformato in rap dalla coppia anema e (hard)core Clementino-D’Alessio.

Bella serata, cabaret prima del fischio del mediocre arbitro serbo, poi l’Inghilterra ce le ha suonate e per fortuna quel bluff di Grealish, che è il fratello sbagliato di Alessandro Diamanti, ha sbagliato un gol che nemmeno Pacione o De Kaetelar avrebbero saputo e potuto.

Sconfitta vera nonostante il bell’uomo marchigiano, al secolo Mancini Roberto, abbia detto che avremmo meritato il pari. Al subbuteo, forse.

Viste cose che non dovrebbero nemmeno passare in una squadra che ha ancora il titolo di campione d’Europa, Jorginho e Verratti reduci e sopravvissuti, il duo di difesa, Toloi-Acerbi, totale anni 67, non è proponibile nemmeno nelle sagre di paese, in attacco l’oriundo inventato, Retegui, ha segnato un gol che soltanto Grealish o gli altri succitati avrebbero sbagliato, epperò la stampa gli ha ammollato un bel 6,5 in pagella, tanto per portarsi avanti con i compiti, non si sa mai, magari spezzando le reni a Malta avremo trovato il nuovo attaccante del presente e del futuro.

Molte lacrime ipocrite per Vialli, qualcuno ha dimenticato il fango, dovrei usare materia meno nobile, con il quale Gianluca venne ricoperto da vivo, per la storia del doping (vedi alla voce Zeman e giornali fiancheggiatori del boemo) per ribadire, una volta defunto, sospetti e illazioni.

Questo è il circolo viziato e vizioso del nostro football, che gonfia il petto perché ha portato nei quarti di finale delle varie coppe le squadre cariche di foreign players. Mentre a Monaco di Baviera il prode Nagelsmann, allenatore del metaverso, è stato licenziato in tronco dal Bayern, con la squadra seconda in Bundesliga e nei quarti di Champions league, Mancini e il presidente Gravina proseguono tronfi, dopo il mancato viaggio in Qatar. Diceva Massimino, capo del Catania calcio: C’è chi può e chi non può, io può.

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