CONCORSI SERI, PROPRIO NON CE LA FACCIAMO

di JOHNNY RONCALLI – Uno ci prova a essere ben disposto, ci prova a non inserire la retro al pensiero, ma se poi i fatti, puntuali, prevedibili e fastidiosi glielo impediscono, che ci può fare?

Brescia, concorso per l’abilitazione alla professione per 475 aspiranti avvocati, al primo dei due orali previsti la quarta sottocommissione di Lecce è incaricata di svolgere gli esami. Tre membri, due in presenza e uno a distanza.

A un certo punto, durante la discussione per stabilire il giudizio su uno dei candidati, succede che il microfono dell’esaminatore a distanza rimanga aperto e questo è quello che tutti quanti involontariamente ascoltano: “Quanti ne avete promossi fino ad ora? Non possiamo promuoverli tutti, stiamo bassi”. E poi ancora, “ho fatto apposta una domanda”, “io una insidiosa posso farla”.

Putiferio, audio postato su scala planetaria e fine delle trasmissioni.

Putiferio legittimo, mi permetto, perché uno che ha in cantiere di fare l’avvocato se l’aspetta una carriera a far lo slalom tra schifezze, iniquità e lordure varie, ma così, pronti via già alla partenza è troppo. È troppo per gli avvocati, sarebbe troppo per chiunque, sia chiaro, perché uno il diritto di passare attraverso un setaccio equo e rispettoso lo deve pretendere.

La legge è uguale per tutti, così almeno si legge. Dovrebbe esserlo e trattandosi di avvocati uno se l’aspetta, ma la battuta che con ogni probabilità a qualche abilitando è sfuggita suona inevitabile: “cominciamo bene…”.

Pare scontato e banale, uno passa l’esame di abilitazione se merita, se risulta all’altezza, se sa e se mostra competenza e preparazione. Nella fattispecie, se tutti e 475 i partecipanti risultassero all’altezza, tutti dovrebbero avere l’abilitazione, se nessuno mostrasse i requisiti, nessuno dovrebbe averla. E così per tutte le possibilità intermedie, non si tratta di un concorso a numero chiuso.

La faccio un po’ didascalica, ma le cose sono piane e scorrevoli, perché inclinarle? Poi vengono retropensieri, di ogni taglia e comma: la commissione ha avuto disposizioni? Teme critiche se promuove troppi candidati? Teme di apparire troppo generosa? Se si accorgesse di promuovere pochi candidati si porrebbe l’assillo opposto?

Mi appello alla clemenza della corte, mi appello al merito, solo ed esclusivamente a quello. Non può esserci artificio estraneo al merito di chi ha sudato e faticato per arrivare a quel traguardo. Non c’è e non ci deve essere spazio per facezie da parte della commissione, non è un campo di gioco quello nel quale sono chiamati a esprimersi.

Cosa accadrà ora nessuno lo sa. Il presidente della Corte d’Appello di Brescia Claudio Castelli non esclude la richiesta di rifare l’esame. Giusto. E chi però l’aveva già passato? Bel pastrocchio, brutto pastrocchio all’italiana.

Uno prova a scansare i retropensieri, ma nulla si può contro i fatti. Puntuali, prevedibili, fastidiosi, son fatti così.

 

 

 

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