CLARA, LA PIU’ MARTIRE TRA LE MARTIRI

di JOHNNY RONCALLI – Clara sa che succederà. Come si dice, peccato non poter esserci al mio funerale, ma Clara c’è al suo funerale, ben prima che accada, lo vede. Lo vede al punto da prenotarlo, il suo funerale. Pagandolo in anticipo. Una storia italiana che dopo giorni ancora riesce ad emergere dall’oceano di male e di sangue che sommerge il pianeta donna.

Piovono femminicidi, gli ultimi da Trento a Ferrara. Ma la generica etichetta, il cappello che veste l’efferato crimine, non può diluire e attenuare l’omicidio unico e insostenibile di questa donna genovese per mano del suo ex, un omicidio annunciatissimo e coronato da cento coltellate. Cento coltellate che cancellano crudelmente i gesti di ogni giorno, la strada percorsa ogni giorno nella sua Genova, la cura che Clara Ceccarelli dedica a suo figlio, trentenne disabile, Mauro.

Altra visione. Clara vede suo figlio, lo vede quando lei non ci sarà più, vede che avrà bisogno di qualcuno, della cura di qualcuno di cui fidarsi. Vede e provvede, si affida a un tutore che possa garantire al figlio l’attenzione e la cura delle quali avrà bisogno. Se non l’amore. Quello no, quello sa che se ne andrà con lei.

Quali fantasmi devono aver visitato le notti di Clara nessuno può dirlo, nessuno può immaginare la mannaia, lo sfacelo di una mente che non riesce nemmeno a tentare di porre un freno all’imminente truce capitolazione.

Una denuncia, due, tre, per atti vandalici compiuti ai danni del suo negozio, o della sua automobile, ma senza mai nominare l’ex compagno rancoroso. Anche lui vede, Clara, ma forse, dentro di sé, prova a scacciare i demoni che la trascinano in questo teatro dell’assurdo.

Lei fino all’ultimo non vuole crederci, ma ha già visto tutto.

Un Pirandello macabro e ripulito di qualsiasi effluvio da commedia. Qui commedia non ce n’è. Un Dostoevskij che scava nel più profondo abisso della mente, ma nessuna letteratura può carpire gli inafferrabili fantasmi che devono aver ossessionato la mente di Clara, perché nessuno sa e saprà mai.

Possiamo solo intuire, non sentire, la crescente, incombente angoscia per un destino opprimente e allo stesso tempo il titanico tentativo di allontanarlo, il tentativo di convincersi che in fondo a volte vediamo quello che temiamo e non quello che sarà.

“Non si aspettava quello che è accaduto. Solo quei dispetti al negozio. Se avessimo pensato al peggio, sarei stato ancora più vicino a lei. L’avrei accompagnata a lavoro più spesso, anche se in questo momento la mia condizione di salute non è felice. Quando potevo, facevamo il tragitto insieme. Mi teneva per il braccio, facevamo passeggiate lente ma belle. Io poi mi sedevo sulla panchina davanti al negozio e aspettavo che finisse”.

Così il papà.

“Mauro è cresciuto con tutti noi, Mauro è il tipico ragazzo silenzioso che si mette lì in un angolo e scruta tutti. Ed è proprio quello che sta facendo adesso. Sta scrutando tutto questo nostro movimento, talvolta ringraziando per il sostegno donatogli, talvolta rimanendo in silenzio.“

Così gli amici, a proposito del figlio, Mauro.

Anche questo spero abbia visto Clara, prima di andarsene.

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