CI SIAMO SCORDATI DI DIRE CHE DRAGHI E’ CATTOLICO

di DON ALBERTO CARRARA – Si sono sprecati i termini che si pensa definiscano la personalità di Mario Draghi: competenza, pacatezza, ascolto, dialogo, umiltà… Eccetera. Sono termini che delineano uno stile, un modo di fare e forse un modo di pensare.

Se si vuole trovare una ragione a monte di una personalità così complessa e così ricca forse si dovrebbe risalire a un dato della biografia di Draghi di cui si parla relativamente poco: Draghi è cattolico, praticante, con simpatie, risalenti, pare, ai suoi studi liceali presso l’Istituto Massimiliano Massimo, retto dai Gesuiti. Lo si descrive ammiratore di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore, appunto, della Compagnia di Gesù.

Si dovrebbe subito dire che non ci si accorge che lo è. O, forse, più appropriatamente, non ci si accorge che lo è perché, per quanto riguarda la fede, per Mario Draghi appare evidente che non vuole apparire. Non appare credente ma, da tanti piccoli indizi, da tanti impercettibili segnali, ci si accorge che lo è.

E quali sono questi indizi? Il mondo dei cattolici, quelli italiani almeno, è attraversato da una specie di fragoroso silenzio.

Quando Salvini ha baciato in pubblico rosari e vangeli, molti credenti hanno preso le distanze.

Per spiegare queste vistose diversità nel modo di essere credenti, tra chi ci tiene a dire e chi ci tiene a non dire, non basta affermare che ognuno è libero di vivere la fede come gli pare. Ovvio che è libero. Ma la libertà di scegliere non significa assenza di ragioni per scegliere.

Ora, quando si mettono in gioco la fede e la politica, si sa che si fanno giocare fra loro due cose che sono diverse, ma legate fra loro. Qualche volta si vivono le due cose come separate. Sono politico e sono credente, ma non mi chiedo che cosa dica la mia fede alla mia politica. Oppure, viceversa, proprio perché credente, porto, anche nella politica, un certo stile di fare, in armonia con la mia fede. Cerco di vivere bene la mia fede facendo una buona politica, che traduca in leggi e programmi la mia passione per l’uomo, che è il cuore della mia fede.

Questo secondo modo di fare e di essere è, chiaramente, quello prediletto da Draghi. Non riusciamo a immaginarlo che bacia in pubblico il vangelo. Non risulta politicamente, la sua fede, ma la si “sospetta” dagli indizi dei suoi comportamenti, quelli segnalati dai termini che abbiamo citato sopra: compostezza, dialogo, umiltà e anche, a quanto pare, attenzione ai deboli, ai giovani, ai disoccupati… eccetera eccetera.

Difficile dire fino a che punto la compostezza, l’umiltà, le sensibilità per la gestione delle risorse, l’attenzione ai fragili, potranno affermarsi nelle scelte che Draghi farà. Non sappiamo. Ma abbiamo comunque il fondato sospetto che quella sensibilità politica, e le eventuali scelte che riuscirà a fare, abbiano delle radici molto profonde.

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