Tra le prime notizie: un nonno di 44 anni ammazza i coniugi dei suoi figli, rispettivamente madre e padre dei suoi nipoti, perché sospetta una tresca proibita tra i due.
In Francia, ad Annecy, in un parco giochi un pazzo ferisce gravemente con un coltello sei persone, due adulti e quattro bambini. I bambini hanno un età tra i 3 anni e i 22 mesi. Nel commento si ascolta un politico che dice: “Impensabile che questa violenza sia giunta perfino in un posto così piccolo e tranquillo”.
Poi aggiornamenti sul femminicidio di Giulia, 29 anni, incinta al settimo mese di gravidanza, ammazzata con 37 coltellate dal suo compagno, padre della vita che portava in grembo. Le indagini cercano di comprendere se c’era premeditazione o meno.
E si prosegue con la diga in Ucraina, con immagini dello scempio, quarantamila persone che stanno rischiando di perdere tutto, danni incalcolabili all’ambiente e rischio di un’escalation nucleare nella guerra che dura già da oltre un anno.
Ancora, violenza nella questura di Verona, dove 5 agenti sono indagati per tortura nei confronti di persone sottoposte alla loro custodia e, qui, l’unica buona notizia è che le indagini siano partite dall’interno stesso della Questura.
Infine, a Roma una bambina di 14 mesi è stata trovata morta in auto, perché il papà aveva dimenticato di portarla all’asilo.
Ma in che mondo viviamo? Cos’è che non funziona nel nostro tempo?
Se ci sono bambini in casa, spegnete il televisore quando c’è il telegiornale.
Comprendo il diritto di cronaca e la necessità dell’informazione, ma quanta angoscia può creare a un bambino uno stillicidio di notizie simili un giorno sì e l’altro pure?
A me sembra che, a chiunque, ma ai bambini in particolare, ascoltare simili notizie provochi un senso assoluto di fragilità, di incertezza e di mancanza di protezione.