Poi torno al lavoro: articoli, dirette Instagram, qualche riga o pagina del mio libro, appunto, sul dottor Favaloro. Le ore passano: facendomi compagnia e facendo compagnia ad altri, la stanchezza cresce. Non è un vanto, giuro: credo sia piuttosto una reazione all’inquietudine. Alla paura. Una fortuna comunque: sento il bisogno di restare sott’acqua, immerso nelle passioni, riemergendo per trasmettere qualcosa di positivo, poco o tanto che sia. Di notte, prima di dormire, posto qualche pensiero su Facebook, frutto di intime riflessioni o, più che altro, della solitudine.
In questo frenetico rush, mi sono imbattuto in una videochat tra il famoso blogger Marco Monty Montemagno, che stimo e seguo, e lo scrittore Alessandro Baricco, che stimo e leggo. Nel dialogo, Baricco dice: “Scrivo molto poco, leggo poco, faccio fatica. A parte il mio caso personale, sento moltissima gente (…) in questo momento chi suona non riesce a suonare, chi balla non riesce a ballare (…), hanno tutti il problema di focalizzarsi sul soggetto che gli è più consueto. Chi si immagina che in questa quarantena tutti noi creativi, artisti (…) in questa singolare pace costrittiva, stiamo producendo chissà cosa, vorrei dire che ‘no’… A parte il mio caso personale, abbiamo la nebbia in testa e un ronzio costante nelle orecchie (…). Per nasconderti devi avere qualcuno che ti insegue e non è così (…). E non credo che questo sarà ricordato come un grande periodo di creatività (…)”. Il mio smarrimento è cresciuto dopo quel semplice, remissivo, deludente “Ok” di Monty alla fine del monologo e per i commenti entusiasti sotto a un post del comico Luca Bizzarri, il quale ha riprodotto felice – sul suo profilo Facebook – la resa di Baricco, accompagnato da una sfilza nazional-popolare di “ma allora non sono l’unico!” Un bell’alibi per tutti, quel “a parte il mio caso personale” ripetuto tre volte in un minuto.
A Milano la nebbia in testa e il ronzio nelle orecchie le abbiamo per definizione. A Milano (credo nel mondo) pensiamo eccome di nasconderci da un nemico che ci insegue e se ci prende ci ammazza. Comunque, sono un umile ininfluencer e del mio “caso personale” vi ho detto all’inizio, più per sfogarmi che per fare tendenza. Mi limiterò a ricordare alcune cose che ho visto in queste settimane di “pace costrittiva”: due tenniste che giocano da un tetto all’altro sul terrazzo dei palazzi dove vivono; un surfista che “surfa” in salotto; una che si veste e si trucca in bagno per andare a bere qualcosa in cucina; Jacopo che in piazza Navona tutte le sere suona Morricone con una chitarra che pare un violino; gli infermieri che in cortile ballano per i bambini ricoverati, affacciati alle finestre; una mia amica (Marta) che ogni giorno porta le due piccole figlie in spiaggia, a fare picnic, corsi di danza, giochi di strada, sfilate di moda senza uscire di casa; uno che sale in macchina, suona il clacson, impreca, sente la radio a tutto volume stando fermo in garage; uno che esce sul balcone e si fa servire il caffè sul davanzale, dalla moglie alla quale dà del lei, come al bar; gente che prende l’aereo col finestrino ricavato nel manico di un detersivo, gente che parla al forno, che brinda allo specchio, che gioca a carte saltando da un posto all’altro del tavolo come se avesse un avversario. E gente che taglia, cuce, scrive, dipinge, cucina persino. Come dite? Non fanno tendenza? Non fanno nemmeno statistica?
Va bene. Allora vi parlo di un Papa che celebra messa da solo in piazza San Pietro; di un noto tenore che canta da solo in piazza Duomo; di una famosissima bionda cantante newyorkese che organizza un “live aid” in video con altri famosissimi cantanti mondiali; della Filarmonica di un famoso teatro milanese che fa altrettanto con i suoi musicisti; di un regista italiano (ha vinto l’Oscar) che sta montando un film sulla pandemia, utilizzando video attuali di influencer e ininfluencer; di 700 bambini europei che cantano insieme “Nessun dorma”, dalle loro case e con in mano i fogli con i loro nomi; di un grande tennista svizzero, stavolta faccio il nome, Stan Wawrinka, che sta spopolando grazie ai video delle sue cene solitarie con un orso di peluche, i suoi giochi pazzi in salotto, le sue comiche dirette Instagram serali.
Rispetto le opinioni altrui. È quella generalizzazione che ho trovato offensiva, nei confronti di chi – con la malinconia che abbiamo tutti – scava in questo deserto per trovare la sua piccola o grande opportunità. Questo lo trovo assolutamente, infinitamente, straordinariamente creativo. E sono sicuro che ricorderemo il coraggio dell’arte come la parte migliore di questo incubo.
Grande Luca….. vedere la poesia nella realta’ e’ più difficile……..
Grande Luca, mi hai fatto sorridere e a tratti commuovere.
Luca, fai puntualmente centro ! Leggerti in queste giornate mi rasserena e mi fa prendere una pausa dalle mille idee che sforna ogni giorno la mia testolina. Alla faccia di chi ci crede inattivi e non creativi.
Grazie