ASPETTANDO IL BONUS FATICA

Ebbene sì, abbiamo anche il bonus psicologo. Che ci voleva? Siamo o non siamo in un Paese molto bonus?

A dir la verità credevamo per un certo tempo d’essere il Paese emancipato che rifiutava categoricamente l’oppressiva invadenza dello Stato, odiosa perversione genericamente detta statalismo. Fuori dai piedi lo Stato, ci lasci fare e vediamo se non ne esce un’Italia migliore. Libera, liberale, liberata.

Poi si sa com’è la vita: ci sono passaggi che mescolano le carte e che sparigliano i giochi. Quello che ieri sembrava certezza oggi è fuffa. Con le pene del Covid, con l’arrivo dei soccorsi europei, cominciano a girare soldi e allora non è più il caso di considerare lo Stato così nemico. Meglio: è sempre un nemico fetente, lo Stato mica siamo noi, però in questo momento soprassediamo sulle filosofie e badiamo al sodo. Nel momento del bisogno, lo Stato deve aprire lo sportello Bancomat. Bonus e ristori, ce n’è per tutti. A dirla tutta, li consideriamo veri e propri diritti intangibili.

Sì, abbiamo maturato in pochi mesi questa mentalità post-sovietica: è nostro diritto che lo Stato venga in casa a risolverci il problema. Ci siamo presi – nostro diritto – il bonus facciate (e mai nessuno che chieda il bonus facce, con questo caro-botox che non se ne può più), ci siamo presi il bonus per i monopattini, per le bici elettriche, il bonus per questo e per quello, persino il bonus terme, il bonus vacanze, presto magari il Bonus Ferrari, perchè no, bisogna pure che le vendite di auto ripartano.

Bonus e ristori, bonus e incentivi, bonus e aiutini. Di fatto siamo ormai un popolo a pedalata assistita, perchè a pedalare da soli proprio non ce la facciamo più. Eppure in origine l’aiutino – il bonus – sarebbe previsto per casi di vera necessità e di innegabile difficoltà, tipo pane e pasta, disoccupazione e caro-scuola, ma da qui alle terme il passo è stato brevissimo e ormai il bonus è bonus e basta: universale, totale, catartico.

S’era detto e scritto: ne usciremo migliori. Questo non è ancora certo. Sicuramente ne stiamo uscendo un po’ più pigri e viziati, perchè l’aiuto di Stato non riguarda più le persone e le categorie in ginocchio, ma tutta la popolazione in generale, anche quella in piedi.

Magari, un giorno, sarebbe però il caso di deporre il bonus e farci sopra una riflessione. Chiederci cioè cosa resterà, di questa colossale sbornia sociale. Il terrore è che l’italiano medio – il famoso italiano che nelle difficoltà tira fuori il meglio di sé – si abitui piuttosto a questo metodo facilitato, a questo clima, a questa vita materassata, finendo poi inesorabilmente in crisi quando si esauriranno i soldi vinti alla lotteria Europa. Sarà in quel preciso momento, quando pretenderemo il bonus e Roma dovrà dire festa finita, che si vedrà come davvero ne saremo usciti, se così intelligenti da sfruttare la Lotteria per darci basi più solide, oppure irrimediabilmente più pigri e debosciati, incapaci ormai di affrontare da soli le difficoltà della vita.

Dall’aria che tira, ci stiamo avviando verso l’alternativa due. A forza di inventarci un bonus per tutto, puntiamo ad inventarci il bonus finale e definitivo: il bonus fatica per tutti quanti. E che sul resto se la veda lo Stato. Dopo tutto, con la guerra allo statalismo abbiamo esagerato. Scusa statalismo.

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