CHARLENE, UNA STORIA DA RACCONTARE IN SILENZIO

Charlène di Monaco è una donna bella. Era una bellissima donna. Improvvisamente la sua luce abbagliante si è fatta nebbia, voci mille sulla sua salute, male cattivo, infezione, depressione, crisi matrimoniale, malinconia esistenziale. La favola del principato, terra di formula uno, di football e di  sontuosi tornei di tennis, di notti al casinò, insomma di chi vuole evadere dal mondo reale e non soltanto da quello, è, di colpo, tragedia, dramma di una famiglia ricca, i Grimaldi, già afflitta da altre storie di cronaca violenta, la morte di Grace Kelly, quella di Stefano Casiraghi marito di Carolina e padre di figli tre, le vicissitudini di Ernst August Albert Otto, secondo marito e protagonista di risse, zuffe, aggressioni e condanne. Non c’è un re e non c’è nemmeno una regina ma, dopo i Windsor, la famiglia dei Grimaldi ha costruito un royal show che acchiappa il resto del mondo e lo trascina in un’isola che non è più felice.

Chi ha visto Charlène? Dove è nascosta? Perché? Domande ansiose e angoscianti. Ricoverata in Sudafrica, operata, restituita faticosamente all’esistenza ma non alla vita che era e che più non è, lunga la convalescenza, anche questa misteriosa, quindi il ritorno alla Rocca, tra bandierine e sorrisi di popolo, festa finta con volti sfiniti. Poi, come il buio improvviso, la principessa è svanita, scomparsa, fuggita.  Appare l’immagine dei suoi figli, Jacques e Gabriella, affacciati al balcone della reggia, tenendo tra le mani due fogli da disegno, come quelli sui quali scarabocchiano a scuola, un fotogramma che non spiega nulla ma accende la malinconia, le parole scritte sono forti “Mamma ti vogliamo bene”, “Mamma ci manchi”, Alberto, il principe, padre e marito, sta alle loro spalle, la smorfia è stretta sulla bocca, la mano agitata a salutare il pubblico che chiede, aspetta, vuole sapere e, come Alberto, come Gabriella, come Jacques, non sa, non sanno. Perché il mistero è questo, Charlène se lo porta appresso in quell’espressione che non dice nulla e riassume tutto.

La favola è conclusa, la cronaca restituisce alla realtà, che è di tutti, una donna e la sua sofferenza, la sua malattia, umane come è giusto che siano, lontano dai balli a corte, da carrozze d’oro, da panfili milionari. Il rumore di vita si è fatto sussurro e poi silenzio.

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