Chi ha visto Charlène? Dove è nascosta? Perché? Domande ansiose e angoscianti. Ricoverata in Sudafrica, operata, restituita faticosamente all’esistenza ma non alla vita che era e che più non è, lunga la convalescenza, anche questa misteriosa, quindi il ritorno alla Rocca, tra bandierine e sorrisi di popolo, festa finta con volti sfiniti. Poi, come il buio improvviso, la principessa è svanita, scomparsa, fuggita. Appare l’immagine dei suoi figli, Jacques e Gabriella, affacciati al balcone della reggia, tenendo tra le mani due fogli da disegno, come quelli sui quali scarabocchiano a scuola, un fotogramma che non spiega nulla ma accende la malinconia, le parole scritte sono forti “Mamma ti vogliamo bene”, “Mamma ci manchi”, Alberto, il principe, padre e marito, sta alle loro spalle, la smorfia è stretta sulla bocca, la mano agitata a salutare il pubblico che chiede, aspetta, vuole sapere e, come Alberto, come Gabriella, come Jacques, non sa, non sanno. Perché il mistero è questo, Charlène se lo porta appresso in quell’espressione che non dice nulla e riassume tutto.
La favola è conclusa, la cronaca restituisce alla realtà, che è di tutti, una donna e la sua sofferenza, la sua malattia, umane come è giusto che siano, lontano dai balli a corte, da carrozze d’oro, da panfili milionari. Il rumore di vita si è fatto sussurro e poi silenzio.