Spero (per loro) di far parte di una sparuta minoranza. Forse sono troppo all’antica o intimamente lombrosiano. Ma, se tutti ragionassero come me, nella stragrande maggioranza hanno speso male i loro soldi. Tra gli uomini, non mi rassicurano affatto certi colli taurini. Né capelli troppo lunghi, vagamente sporchini, mi ispirano alcuna fiducia. Per principio non voterei mai chi indossa certe cravatte improbabili o, peggio, con nodi mal fatti. Per le donne, alcuni decolleté e certi sorrisi esagerati non danno alcuna garanzia sulle capacità amministrative di chi li mostra.
Certo, in questa tornata il sistema elettorale di diversi capoluoghi favorisce la presentazione di piccole liste e questo può spiegare il gran numero di candidati. Ma, a vedere certe facce e certi corpi, mi pare che il narcisismo sia la molla principale del loro impegno politico. In tal caso, avendo riempito il quartiere del loro volto, hanno già vinto. Ci si candida per sentirsi importanti, anche se si è convinti di svolgere un servizio alla collettività. Governare Napoli, Roma, Milano è tutt’altra cosa.
Se poi al narcisismo aggiungiamo il senso d’onnipotenza di cui indubitabilmente soffre qualche giovane di entrambi i sessi che, anche in tempi recenti, senza alcuna esperienza e competenza pregressa, si è sentito in grado di accettare incarichi la cui responsabilità avrebbe fatto gelare i polsi a ogni persona di buon senso, allora la frittata è fatta. (Qualcuno ha pure imparato in fretta, questo devo riconoscerlo).
In ogni caso, a scanso di equivoci, meglio tutto questo che qualsiasi forma di dittatura. “E’ la democrazia, bellezza”, avrebbe detto il buon caro Humphrey…