GIOCARE PER I RANDAGI

Si gioca il derby rumeno tra FCSB e Dinamo Bucarest in serie A, il pubblico in trepidante attesa sgrana gli occhi quando vede entrare i giocatori della Dinamo ognuno con in braccio un cane. Non è un omaggio al soprannome di quella squadra (“cani rossi”), ma – come chiarisce lo speaker – un gesto per sensibilizzare la gente sull’adozione dei randagi, contro cui in Romania le violenze sono particolarmente frequenti ed efferate.

Tutti i cani in braccio ai calciatori erano vaccinati, sterilizati e sverminati, con il proprio nome scritto sul collare, o meglio, un foulard legato al collo: il tutto per facilitarne l’identificazione da parte di chi fosse interessato all’adozione. L’iniziativa verrà ripetuta ogni settimana da tutte le squadre professionistiche rumene che si sono elette testimonial contro i maltrattamenti sugli animali, con compiaciuta egida di “Save the dogs and other animals” che ha ribattezzato il gesto della Lega calcistica nazionale “Riempi il vuoto nella tua vita”.

La retorica imperversa quando i calciatori (o genericamente gli sportivi affermati, quindi ricchi e famosi) prendono posizioni o si rendono protagonisti di azioni pubbliche a sfondo sociale, tipo il “No racism” e gli inginocchiamenti, per la pace o contro la fame, per la ricerca scientifica o con raccolte di fondi per beneficenza. Nell’immaginario popolare guadagnano tanto, quindi devono, se lo possono permettere, capirai che sforzo.

Non credo proprio sia il caso della serie A rumena, che quanto a ingaggi e ricavi deve essere assai lontana dai parametri europei rispetto a queste voci, ma in generale invece penso sia giusto non solo dare luce, ma applaudire chi in qualche modo si impegna in qualcosa. Senza scopi personali o dietrologia spiccia. La sensibilizzazione verso i problemi di qualsiasi natura e specie fornisce già un bel risultato se anche una sola persona ne viene positivamente colpita e si attiva, per emulazione o per slancio proprio. Ricordo, ogniqualvolta mi capita di parlare di questi eventi, quella meravigliosa frase di Madre Teresa: “Ogni goccia fa il mare”.

E pazienza se invece la squadra dell’FCSB è rientrata in campo senza animali in braccio: proprio perché gli avversari sono soprannominati “cani rossi”, per scaramanzia hanno voluto evitare, garantendo peraltro che dal prossimo turno lo faranno anche loro.

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