ROMA, TUTTI DISERTORI NELLA GUERRA AI CINGHIALI

Uno ci prova a usare indulgenza nei confronti della politica, poi gira pagina e ci risiamo, come non detto. La politica che si maschera dietro le etichette intendo in questo caso, gli enti di competenza, come se dietro un’etichetta, un ente, non ci fossero uomini.

Prendiamo ad esempio la cosiddetta guerra dei cinghiali a Roma. La chiamano guerra dei cinghiali, ma è più guerra tra disertori. I cinghiali fanno i cinghiali, che possono fare, gli uomini scaricano i barili gli uni addosso agli altri, quale sorpresa.

Scaricano, ma basterebbe così poco, ma poco davvero, per affrontare l’emergenza. E taccio, con fatica, della questione rifiuti, all’invasione dei cinghiali inevitabilmente connessa.

La Raggi, sarebbe il Comune, dice con tanto di esposto in Procura che la “competenza sui cinghiali, che rientrano nella fauna selvatica, è regionale”, Zingaretti, sarebbe la Regione, sostiene che “il controllo delle specie selvatiche nelle aree non ricadenti nella superficie agro-silvo-pastorale spetta ai Comuni territorialmente competenti”.

I romani, sarebbero i cittadini, assistono alla partita di ping-pong, ruotano il collo di qua e di là e seguono il rimpallo, ma, francamente, quello che dovrebbero fare è prendere la pallina e pestarla con forza, rendendola definitivamente inutilizzabile.

Ma è possibile? A parte che il cinghiale se ne frega di Comuni, Provincie, Regioni e borgate e porticati, i cittadini sono cittadini, e i romani sono della città come della regione, se proprio vogliamo rifarci alle etichette, ma di fronte a un problema urgente e dilagante come questo – e ancora taccio dei rifiuti -, davvero non è possibile sedersi insieme a un tavolo e insieme provare ad analizzare la questione e insieme provare a risolverla?

Per la sindaca e per il governatore, evidentemente il problema delle competenze è prevalente rispetto al problema dei cinghiali. O dei rifiuti, rieccoli, o di qualsiasi altra grana grande o piccola che insieme potrebbero affrontare e magari risolvere.

Semplice come la scoperta dell’acqua calda, complicata come ogni cosa che la politica trasforma in un problema suo e non più dei cittadini.

La guerra dei cinghiali a Roma non è affatto una guerra contro i cinghiali, è una squallida partitella di periferia dalla quale tutti quanti usciranno sconfitti e alla quale nessuno assisterà.

Nemmeno i cinghiali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *