LO SGANGHERATO ATTERRAGGIO DI LUFTHANSA NELLA NOIA DEL POLITICAMENTE CORRETTO

di JOHNNY RONCALLI – Meine damen und herren, ladies and gentlemen, mesdames et messieurs, damas y caballeros, signore e signori. Fine, addio, Lufthansa dice basta. Lufthansa sarebbe la compagnia aerea tedesca.

No, non chiude I battenti, anche se una parte di me lo spererebbe, semplicemente la compagnia tedesca vuole stare al passo coi tempi, “signore e signori, benvenuti a bordo” non basta più, i generi si moltiplicano, dilagano, e allora si rende necessaria la neutralità, in modo che nessuno si senta escluso e ferito. Pare che ci saluteranno solo come Clienti, o Passeggeri, o vai sa sapere che.

Tutti ipersensibili e con i nervi a fior di pelle, al giorno d’oggi.

Se non conoscessi le motivazioni, potrei sostenere che un po’ han ragione loro, quelli della Lufthansa, se non fosse che le ragioni sono quelle sbagliate. In effetti, come fai a dire che uno o una che non conosci, che vedi per la prima volta, sia un signore o una signora con S maiuscola? Non puoi, Signori si nasce, ma mica li puoi far salire a bordo a seguito delle indagini preliminari.

Difficile, molto difficile, non è praticabile, ma se questa fosse la ragione dell’abbandono della formula “Signore e Signori benvenuti a bordo…”, io quasi quasi un cesto di simpatia lo farei recapitare alla compagnia tedesca.

Non è così. Cito Anja Stenger, portavoce della Lufthansa: “La diversità per noi non è una frase vuota, da ora vogliamo esprimere la nostra attenzione al linguaggio”. Traduco, ma traduco liberamente, sia chiaro, non curante dei generi: Lufthansa si promuove illuminata e al passo coi tempi, in realtà semplicemente si para le terga con tempismo, si adegua di slancio al più banale politicamente corretto, visti i tempi e le tempie che corrono. Gli uomini di comunicazione, gli uomini marketing di Lufthansa hanno certo suggerito di modificare il modificabile per non rischiare di perdere anche un solo potenziale cliente. Gli uomini e le donne della Lufthansa, chiedo scusa, e tutti gli altri, e che fatica però.

Io, ingenuo, ero convinto che “signore e signori” fosse la più inclusiva e la più rispettosa delle formule d’accoglienza, che “signore e signori” fosse la più transgender delle disposizioni all’ospitalità e il più gratificante tra gli appellativi, perché allude alla cortesia e al rispetto, qualità che i Signori possiedono come dotazione intrinseca. Ma mi sbagliavo, mi sbaglio, a quanto pare. Solo non ho ancora compreso il motivo del mio imperdonabile ….ehm….. errare tra i generi.

Ora, io posso svegliarmi domattina e decidere di essere metà femmina e metà unicorno, oppure un quarto uomo, un quarto donna e l’altra metà indecisa, ma perché mai dovrei sentirmi offeso, perché mai dovrei ritenermi non riconosciuto nel sentirmi dare del signore o della signora?

Siamo al punto di non ritorno, mi sembra evidente.

Il mio amico Andrea sosteneva che Quasimodo fosse un poeta condannato perché le sue poesie erano sbagliate, perché non andavano per il …verso giusto. Sono retrogrado e un poco bigotto, mi sa, e finirò condannato a mia volta, perché a me pare che anche i generi vadano nella direzione sbagliata. Non la direzione in sé, ognuno faccia come gli pare e sia lieto in conseguenza, ma imporsi formule, definizioni e denominazioni peculiari a ogni rimostranza, a ogni risentimento, sarà davvero un favore nei confronti dell’Umanità?

Bella la biodiversità, ma è così sconveniente dire che una pianta è una pianta, un albero un albero, un fiore un fiore?

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