L’INVALSI: ABBIAMO STUDENTI SOMARI (PENSA LA SCOPERTA)

di MARCO CIMMINO – Arrivano i risultati Invalsi e l’Italia cade giù dal pero. Gli studenti italiani sono una manica di incapaci, che non sanno maneggiare neppure la loro lingua madre: e il Sud sta peggio del Nord.

Ma veramente? Chi l’avrebbe mai detto? Naturalmente, la colpa di questa Caporetto culturale viene data al Covid, che, ormai, è la copertina con cui si copre ogni nostra magagna: da come se la cantano e se la suonano, sembra che, prima della pandemia, la nostra navicella navigasse col vento in poppa.

Invece, il Covid è semplicemente la cartina tornasole di un disastro che era evidente da anni, se non da decenni: perché non è per la didattica a distanza che i nostri figli non sanno scrivere in italiano. E’ per la didattica, tout court: anzi, per il didattichese. Mi stupirei, piuttosto, se fossero tutti dei valenti scrittori, giacchè non scrivono mai: non un tema, non un pensiero, nemmeno uno straccio di diario o di zibaldone. E come dovrebbero imparare a padroneggiare un linguaggio, se non lo usano?

Io, da insegnante, vado accusando da tempo i ministri e i direttori del MIUR di una colpevole acquiescenza nei confronti delle più strampalate e dannose teorie educative: solo che i ministri non sanno nemmeno di cosa stia parlando. E i direttori dirigono: mica sono pagati per pensare!

Così, la nostra scuola, accogliente e salvifica, inclusiva ed elastica, produce asini: dirò di più, abbandona a se stessi gli studenti capaci, le eccellenze, anche solo i normali, per concentrarsi sul recupero di qualunque irrimediabile somaro. E, a furia di recuperi dei recuperi dei recuperi, lo salva e lo diploma in pompa magna: salvo, poi, accorgersi che non sa fare un tubo. Non sa tradurre né aggiustare, non sa disegnare né progettare: ecco raggiunta l’elasticità teorizzata dal demenziale “Progetto Leonardo”. Un’elasticità alla rovescia: anziché saper fare tutto, lo studente è meravigliosamente elastico nella sua totale e definitiva inadeguatezza. E ce lo dice l’Invalsi, ovvero il più carrozzonesco carrozzone ideato dalla politica scolastica italiana. Perché non crederete, spero, che i testi dell’Invalsi, che hanno sentenziato il fallimento scolastico, siano testi difficilissimi e altamente probanti: sono, quasi sempre, domandine elementari sulla comprensione di un testo. Poco più che esercizi da ritardati mentali, insomma. Ed è in quel genere di prove che i nostri ragazzi hanno fallito: non in un tema di otto facciate sul pensiero del Machiavelli.

Bene, adesso che anche l’Invalsi e “Repubblica” si sono dovuti accorgere dell’abisso in cui è sprofondata la scuola, a forza di sperimentazioni e di bischerate educative, di facilismo e di reclutamento di insegnanti incapaci, dovremmo aspettarci una qualche reazione: un colpo d’ala o anche solo un mutamento d’indirizzo.

Macchè: il ministro Bianchi annuncia che la solerte e decisa reazione del MIUR, di fronte a questa imbarazzante catastrofe, sarà l’assunzione di 140.000 docenti. Ovvero, l’esatto contrario di ciò di cui vi sarebbe disperato bisogno: cacciare gli incapaci, prima di assumere nuovi docenti.

Ma, finchè saremo nelle mani di questo genere di ministri, non possiamo sperare neppure in un atto di semplice buonsenso. Affonderemo di prua, nell’irrisione generale. Ce lo meritiamo. Una dozzina di anni fa, scrissi un libro sulla scuola, intitolato “Cronaca di un disastro annunciato”: credevo di essere stato pessimista, ma, a conti fatti, era un libro di un ottimismo imbarazzante. Non è un segnale confortante.

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