Davvero una bella storia, se non fosse messa giù dalla stessa persona che qualche giorno fa si mascherò con la faccia da repertorio e si presentò al cimitero di Bergamo, insieme con il sodale onnipresente Oriali Gabriele e con Gianluca Vialli, per un pomeriggio di raccoglimento in memoria dei morti di coronavirus.
Delle due l’una: dove stava recitando Mancini Roberto? Sulla vignetta idiota o davanti alle tombe di Bergamo? L’interrogativo non avrà soluzione, chi tocca i fili muore, nel circuito calcistico, lo stesso commissario tecnico vuole stadi apertissimi e, replicando al ministro Speranza che aveva chiesto di abbassare le richieste del mondo dello sport, aveva illuminato gli astanti e gli assenti dicendo che la scuola dello sport e quelle del calcio sono essenziali e importanti come quella che va dalle elementari all’università. Anche in questo caso non sappiamo del tutTo quali di queste discipline lo stesso Mancini Roberto abbia frequentato con assiduità tra un “lodo” e l’altro, ma non è il caso di infierire.
Il mestiere di allenatore è arduo, quello di cittì molto di più. Si prevedono repliche. A cimiteri aperti.