di GHERARDO MAGRI – “Thank you for the attention, see you next time”. Così chiudo una lunga video conferenza da remoto con il board dell’azienda sui temi del 2021. Mi rilasso un attimo, mi distendo sullo schienale della sedia e chiudo gli occhi. Quante presentazioni di questo genere ho fatto in quasi quarant’anni di onorato servizio? Avendo lavorato sempre in grandi multinazionali, tante: anzi, tantissime. Mi potrei permettere di inserire il pilota automatico, l’esperienza c’è e ho il vantaggio di aver lavorato con diverse culture straniere, che mi hanno fatto capire come comportarmi nei momenti di confronto, da quelli ufficiali a quelli interpersonali.
E non c’è migliore situazione in cui tu devi vendere e il tuo interlocutore deve comprare, per dare il meglio di te stesso nel convincere chi ti sta di fronte. Non parlo di vendere un prodotto, ma le tue idee, i tuoi progetti, la tua visione.
Insomma, un vero esame. Ogni volta sei sottoposto a una verifica bella e buona, fatta di domande, approfondimenti e valutazioni finali su quanto hai detto. Non c’è un voto esplicitamente espresso, ma tutti danno un giudizio che ti può condizionare la carriera, ancora più subdolo perché non è palese. Ci siamo abituati fin da piccoli a sostenere esami. Per quelli della mia generazione, abbiamo cominciato già in seconda elementare a sostenerli e non ci siamo più fermati, se parliamo solo della scuola. Che dire di altri esami più legati alla persona, come la prima comunione, il primo fidanzamento con dichiarazioni impegnative, il matrimonio, il primo colloquio di lavoro, eccetera eccetera. Se ci pensiamo, tutta la vita è costellata da continui esami, come dice il noto refrain.
I segreti di non farsi sopraffare dall’abitudine o dalla routine sono semplici e alla portata di chiunque. Non per questo sono automatici e richiedono, al tempo stesso, anche un bell’impegno. Ne cito almeno due, quelli che ripeto più spesso al mio team quando dobbiamo affrontare i meeting strutturati.
Il primo. Pensare all’evento come fosse la prima volta. Sempre. Significa tante cose. Una preparazione minuziosa di tutti i dettagli, pensare agli argomenti di riserva in caso di domande difficili, mettere a punto un discorso o una presentazione che abbia un filo logico con un inizio attraente e una conclusione di sintesi, riprovare più e più volte le sequenze, ripassare bene prima dell’inizio, rispettare a qualunque costo i tempi prefissati senza tergiversare. Ci si deve concentrare sui contenuti, assorbendoli il più possibile in modo da lasciare spazio poi alla creatività e improvvisazione dal vivo, necessaria per essere più brillanti ed efficaci. Sono delle piccole tesi ogni volta, per capirci.
Non bisogna tralasciare niente. Ho visto molto spesso “cadere” rovinosamente colleghi anche molto in gamba, commettendo errori banali che potevano essere facilmente evitati.
Il secondo. Metterci passione in tutto quello che facciamo. Un concetto universale, che vale doppio quando devi tramettere in prima persona la tua convinzione. Passione che può essere anche emozione – esattamente come succede prima degli esami -, se è gestita bene fa passare il tuo messaggio con una forza decuplicata e l’interlocutore ne sarà influenzato positivamente. Mostrare entusiasmo e assertività fa sempre la differenza, dimostra quanto credi nelle cose che stai dicendo, presto si trasformeranno in fatti.
A volte, i giovani hanno un po’ di timore a esporsi perché pensano di essere meno professionali, privilegiando un atteggiamento piatto e serio come garanzia di verità. E’ esattamente il contrario. Soprattutto oggi, in un mondo che cambia vorticosamente, è indispensabile uscire dalla neutralità, non bisogna nascondersi dietro al “ma anche”: bisogna buttarsi nella mischia con le proprie convinzioni e lottare per portarle avanti. Questa passione porrà anche le basi per un sano orgoglio nel voler fare le cose bene. Corrisponde più o meno al modo di dire “io ci tengo”.
Nel ripercorrere il mio ennesimo meeting appena finito – reso più difficile di questi tempi per via dei collegamenti da remoto – , mi sento soddisfatto e mi do in silenzio un bel voto, come se avessi passato un esame di business internazionale. Penso già al prossimo, con un mezzo sorriso.