Adesso che il Covid si prende la sua rivincita, lo spettacolo è piuttosto preoccupante. Diciamolo pure, senza alcuna soddisfazione, anzi con nuova angoscia. Stanno settimane a decidere se chiudere i ristoranti alle 23 o alle 24, una regione pensa al coprifuoco, l’altra le va a ruota, l’altra ancora s’indigna e si concentra piuttosto a tenere aperte alcune piazze e altre no. Strepitosa la decisione sulle cene tra amici: dopo un immane travaglio, arriva l'”esortazione” a non stare in più di sei, comunque nessuna paura, non manderemo la polizia a controllare. Secondo me, e parla un asino, facevano prima a dire fate un po’ quel cavolo che volete.
E’ evidente: prendono tempo. Vogliono andare a passettini. Aspettano di vedere i dati. Una goccia alla volta, la medicina amara. Con il programma più ambizioso e più vuoto che possa esistere: salvare la salute e salvare l’economia. Come no: noi siamo fenomeni, salviamo tutto, senza dolore e sacrificio per nessuno. Forse Dio. Forse.
E’ per questo che davanti al caos e al caso del momento l’unico vero Dpcm ce lo dobbiamo fare da soli. In casa propria, nella propria cerchia. Con calma, con buonsenso, senza diventare paranoici. L’esperienza e il sapere minimi ormai li abbiamo acquisiti. Basta affidarsi al nostro istinto di sopravvivenza e al nostro senso civico, senza aspettare le indicazioni che calano dall’alto, ogni tre per due, tutti i giorni una mossa diversa e cervellotica. Tagliare gli incontri superflui, uscire solo quando serve, lavarsi le mani, la mascherina sempre (SOPRA AL NASO, DANNAZIONE), tenere le distanze, perchè stavolta non è atto di superbia. Un codice di comportamento personalizzato, un fai-da-te basico, un mini-lockdown domestico che vale più di tanti editti abborracciati, acrobatici, tardivi.
Ancora una volta, i cittadini possono dimostrare d’essere migliori e più saggi di chi sta chiuso tutte le notti nei palazzi del potere a trovare una soluzione che non scontenti nessuno, cioè una non-soluzione. Bisogna provarci. Subito, adesso. Anzi prima. Senza aspettare alcun dato, senza aspettare niente. Aspettare ci è già costato tantissimo in primavera. Proviamo a farcelo da noi, un autunno diverso. Se aspettiamo loro, come l’altra volta, va a finire nello stesso modo.