LO SFRUTTAMENTO INTENSIVO DI QUELLA POVERA MADRE

Nei notiziari, nei programmi di commento all’attualità, nei talk show, tutti abbiamo visto e rivisto il video della mamma di Alessandro Impagnatiello, il barman che ha barbaramente ucciso la compagna e il suo bambino in grembo.

Nemmeno riesco a concepire come si possa avvicinare una persona con un tale dolore armati di microfono e telecamere, sta di fatto che Sabrina Paulis in lacrime disconosce il figlio ed è solo la superficie, e proprio per questo sarebbe ora di smetterla di trasmettere in continuazione quelle immagini. Anche questo è voyeurismo. Lei non ce lo chiede, può essere anzi che desideri amplificato il più possibile il suo sentimento, la sua tragedia insanabile, ma ormai abbiamo appreso chiaramente quale lacerazione, quale lutto l’abbia colpita.

Siamo abituati a genitori che ad ogni costo difendono i propri figli, a priori, che si tratti della goliardata a scuola, dello stupro in mezzo al branco, come dell’omicidio più efferato, vedi i fratelli Bianchi, colpevoli del massacro di Willy Monteiro. La mamma di Alessandro Impagnatiello non difende e non prende scorciatoie: dice di aver messo al mondo un mostro e di non voler più avere a che fare con lui. Non è così scontato nel 2023, questo ci dice la cronaca.

Quale educazione abbia avuto l’assassino non lo sappiamo, quale tormento possa avere la madre possiamo solo intuirlo. Nessuno potrà negarle la certezza di avere sbagliato qualcosa e nessuno potrà convincerla del contrario, ma proprio per questo sarebbe il caso di interrompere la diffusione del suo tormento.

Anche questo è voyeurismo, quello che i tempi ci chiedono, quello che abbiamo bisogno di vedere e sentire per pruriginosa curiosità. E per compassione anche, certo, ma anche per rassicurarci, per ricordarci che noi non siamo di quella razza e a noi mai potrebbe capitare qualcosa del genere.

E invece potrebbe, ma non lo sapremo mai prima.

Quel che conta ora però sono solo il rispetto, la discrezione, il pudore, nostri innanzitutto, indipendentemente dal volere della mamma dell’assassino. La notizia l’abbiamo, le parole le abbiamo, le immagini anche, possiamo smetterla e soprattutto impegnarci a non rendere quella mamma l’ennesimo mostro del piccolo schermo, sfruttandone la disperazione e il bisogno di rimanere a galla di fronte a una tale sciagura.

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