L’INTOLLERABILE INDULGENZA DEGLI AGENTI CON I FARABUTTI DA STADIO

Come è bello ascoltare il silenzio degli stadi in quel minuto dedicato a chi non c’è più. Come è disgustoso ascoltare, qualche secondo dopo il fischio d’inizio della partita, i cori e gli insulti, le bestemmie e gli ululati.

Sono le stesse marionette che interpretano due ruoli a distanza di sessanta secondi, il tempo di nettarsi la coscienza con dieci piani di morbidezza e immediatamente dopo tornare a lerciare se stessi e chi gli sta di fianco o di fronte.

Che roba sia diventato il calcio è inutile ribadirlo, una latrina nella quale riversare il peggio, un sito del libera tutti dove si raccolgono le scorie e gli attori di risse e assalti, come è accaduto lungo l’autostrada tra i delinquenti di Roma e Napoli.

Ma ciò che fa schiumare rabbia è il fatto di sapere che quelle ciurme siano state anche accompagnate negli stadi di Milano e di Genova, scortati dalla cosiddette forze dell’ordine. Non si hanno notizie di arresti, al massimo di qualche fermo, impossibile vedere le manette scattare ai polsi che poco prima facevano roteare catene e mazze, non si può, non si deve.

Ho visto un paio di filmati che inquadrano le abitudini e i comportamenti degli agenti nei confronti dei manifestanti. Riguardano gli imbrattatori con vernice colorata, a Roma, dinanzi al Senato, i carabinieri e simili sembravano passanti per caso, timorosi di intervenire e provvedere, a Parigi (vedi eventualmente video qui sotto), 

addosso alla verniciatrice sono piombati in sette, ohlàlà, trasferendola, anzi trasportandola, immediatamente, nella gendarmeria. Volete mettere quel Macron così democratico con i nostri governanti che limitano la libertà quotidiana?

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