COMINCIAMO A RISPARMIARE SUGLI ESPERTI CHE CI SPIEGANO COME RISPARMIARE

Se nella Storia c’è una costante non può che essere questa: mossi da ambizione, paura, egocentrismo e ignoranza, i sovrani, i tiranni e infine i governanti generici hanno sempre finito per cacciare la gente nei guai, lasciandole poi il compito di cavarsela da sola. E la gente, a testa bassa, con ostinazione, ha sempre “inventato” la propria sopravvivenza.

Un enorme museo della quotidianità nei secoli forse racconterebbe proprio gli sforzi, le trovate, gli stratagemmi escogitati dai comuni mortali per tirare avanti, ovvero per conservare il cibo il più a lungo possibile, per consumarlo senza sprechi, per evitare di disperdere il calore del focolare, di ridurre troppo presto gli abiti a brandelli, e infine per salvare qualcosa da lasciare ai figli perché potessero, almeno loro, tentare di vivere in maniera meno miserabile.

I musei, però, non raccontano quasi mai questa Storia: illustrano invece, come se fosse preponderante, la Storia dello sfarzo e della volontà di dominio. Ecco allora una sfilata di opere d’arte commissionate a esaltazione dei potenti, l’ammucchiarsi di oro e gioielli, lo srotolarsi di sete e broccati e la tronfia esibizione di spade, baionette, fucili e, naturalmente, palle di Napoleone (quelle del cannone, si capisce).

L’altra Storia, pur diffusa, è rimasta sottotraccia, raccontata magari nelle famiglie o nei testi di qualche ricercatore umile e volonteroso. A saperla cercare, però, si trova: in essa scopriamo appunto il coraggio e l’industriosità quotidiana degli esseri umani senza titoli e senza cariche.

Oggi, apprestandoci all’ultimo trimestre del 2022, tale conoscenza – ma bisognerebbe parlare di cultura tout court – verrebbe buona, visto che le bollette dell’energia diventano pesanti se non pesantissime. I vecchi trucchi, gli accorgimenti frutto di esperienza e saggezza, dovrebbero essere riscoperti e praticati, magari rivolgendo un pensiero di deferente gratitudine a chi, per metterli a punto, ha sopportato per prima cosa durezze e privazioni.

Invece no. Noi, all’annuncio di un autunno difficile e soprattutto di un inverno drammatico opponiamo le armi del presente: la “saggezza” dei social, il sentito dire della Rete, i consigli degli esperti più balenghi. E dunque ci sentiamo dire che, innanzitutto, per risparmiare sarebbe buona cosa radere al suolo la nostra casa e ricostruirla secondo criteri green e sostenibili. Un consiglio, in sé, per nulla sbagliato, ma che sarà difficile applicare prima dell’arrivo della nuova bolletta e, comunque, senza dare fondo alle nostre finanze e, magari, anche a quelle del fondo prestiti della banca.

Poi, come accennato, emergono gli “esperti”. Nel presente caso si dividono in due principali categorie: i profeti dell’ovvio (“usate lampadine al led, spegnete la luce quando uscite da una stanza, la suocera non è considerata materiale combustibile”) e i balenghi creativi. Tra questi, notevolissimi gli chef: quelli che consigliano di far bollire la pasta sulla marmitta della moto, di cuocere il pollo con il ferro da stiro e, soluzione efficacissima, di entrare nottetempo non visti nella casa del vicino e usare il suo gas e la sua corrente. Unico investimento indispensabile, quello in un robusto piede di porco.

Non è difficile immaginare la reazione che avrebbero i nostri parsimoniosi antenati di fronte a queste soluzioni altamente creative. Quel che ci manca, rispetto a loro, è proprio il concetto del risparmio, la consapevolezza della valenza stessa di quella parola. Per noi “risparmio” è un investimento in titoli che ci aspettiamo abbia un alto rendimento: il significato, come si vede, ne esce ribaltato e sfigurato. La sfilata dei rifiuti depositati giorno dopo giorno davanti alle nostre case è la testimonianza fisica di un raggiunto punto di non ritorno: carta, plastica, vetro, indifferenziata, umido. Cinquanta o sessant’anni fa una famiglia produceva un decimo di tutta quella roba, forse anche meno. Soltanto il cosiddetto “packaging” ammonta a un volume stratosferico di rifiuti. I nostri nonni non conoscevano la parola “packaging”: l’avessimo pronunciata in loro presenza ci saremmo beccati uno scapaccione, tanto per non sbagliare.

Il risparmio era, allora, qualcosa di tanto scontato, di così associato al vivere da non aver bisogno di parole – appunto – superflue. Tanto meno di esperti della cottura creativa. Oggi parliamo di ogni momento di “resilienza” ma, al di là della retorica che abbiamo agganciato al termine, raramente sappiamo applicarla. Un altro spreco, non il meno grave, di questi tempi pieni di spazzatura.

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