PER I 5 STELLE BASTA PAROLACCE: MA VAFF…

di JOHNNY RONCALLI –  Verrebbe facile e quasi inevitabile commentare come avrebbe commentato il movimento qualche tempo fa, ma «vaffa!». Ci sono arrivati anche loro, ad ogni modo, la cultura della cancellazione ha colpito anche il movimento ed è giunto il tempo dell’autocensura retroattiva. Un colpo sotto la cintura a Grillo da parte del signor Conte? Può essere e può anche far sorridere.

La sostanza porta altrove, in realtà. Se il movimento, nelle varie personificazioni, mettesse nella cura del Paese la stessa foga e apprensione che pone nella elaborazione e revisione delle regole interne, degli statuti, dei codici etici e via dicendo, lo stivale intero ne trarrebbe giovamento. Con un paradosso dal quale non si può evadere però: non sarebbe il Movimento 5 stelle, o almeno non sarebbe il movimento come lo abbiamo conosciuto.

Si può sempre cambiare idea, e ci mancherebbe, vivaddio*, ma più che per cercare di leggere e comprendere cosa accade nel Paese, il movimento è costantemente all’opera per cercare di capire sé stesso, chi è, dove va, da dove viene e tutte le faccende esistenziali annesse e connesse. Viene spontaneo un suggerimento, perché non farsi da parte, prendersi un bel periodo di vacanza, schiarirsi le idee e poi, solo poi, tornare sul palcoscenico? Magari con una recita meno farsesca. Oppure, arrivare con onestà e franchezza verso sé stessi alla delibera più dolorosa ma magari più veritiera: la politica non fa per noi. Dal mandare tutti dove sappiamo, al doppio mandato, alle scarpe che non devono essere inquadrate per non distogliere l’attenzione sui contenuti, fino al divieto di dire parolacce e il resto che ben conosciamo, è tutto uno sperpero di spazio e tempo, a discapito della funzione primaria che un partito, ancor più un partito di maggioranza, dovrebbe esercitare, fare politica e governare il Paese.

Il codice etico al quale fa costante riferimento il movimento in realtà esiste già, è il codice universale che appartiene all’uomo onesto che ha a cuore la res pubblica, non serve il loro manuale delle Giovani Marmotte. L’uomo, essendo tale, ovviamente talvolta trascende, cade e si rialza, ma l’etica e il buon gusto e il rispetto e la signorilità e tutto quanto quello sono.

Invece pare che il movimento sia incline a credere di dovercelo ricordare in ogni momento, a credere in sé stesso come organo moralizzatore necessario e inevitabile, un deus ex machina che azzecca il garbuglio e lo dipana. Io le parolacce continuerò a dirle, non a scriverle evidentemente, e serve poco per comprendere il motivo, certo non serve uno statuto. I 5 Stelle non le diranno più, sembrerebbe. Il Paese intero invece continuerà a imprecare, anche e magari soprattutto, pensando a loro.

* “vivaddio” è al vaglio della commissione etica del movimento in queste ore, pare stia valutando se sia da considerarsi parolaccia o meno.

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