SE PER UN VESCOVO IL SESSO E’ L’ULTIMO DEI PECCATI

I “peccati della carne” non sono i più gravi. Parola di Papa Francesco. Intanto c’è proprio da divertirsi con questa locuzione: “Peccati della carne” per definire i peccati di sesso. In realtà c’è sempre molto spirito anche nella carne (cosa sarebbe il sesso senza tutti i suoi risvolti psicologici?) e c’è molta carne anche nello spirito (a proposito: ce la ricordiamo “l’estasi di santa Teresa” del Bernini, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Roma? Dove non si capisce se si tratta di un’estasi o di un orgasmo…). Ma tant’è.

Dunque, i peccati della carne. Papa Francesco ne ha parlato in rapporto alle dimissioni del vescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit. Il quale sembra che, prima di diventare vescovo di Parigi, abbia avuto una storia con una donna. Papa Francesco ha affermato che non sono quelli i peccati più gravi, neanche per un vescovo. Parole sante, è il caso di dirlo.

Ma c’è un retroscena interessante e istruttivo. Il caso del vescovo di Parigi è stato buttato in pubblico da un dossier del settimanale francese “Le Point”. Ho avuto modo di leggere per intero quel dossier. L’impressione netta che ne avevo avuto era che i problemi più gravi non riguardavano la storia con la donna, storia che aveva avuto luogo, tra l’altro, diversi anni fa. Ma il modo che mons. Aupetit aveva di gestire il potere, il suo ruolo di vescovo. Il dossier metteva in rilievo uno stile molto impositivo e autoritario di rapportarsi con i collaboratori. Due vicari generali, dunque collaboratori più stretti del vescovo, erano stati oggetto di attacchi pubblici da parte del loro superiore e non solo si erano dimessi, ma avevano abbandonato la diocesi di Parigi e se ne erano andati, uno a Lilla e l’altro a Marsiglia. Mons. Aupetit era intervenuto pesantemente, liquidando, in maniera spiccia, istituzioni non di suo gradimento. Molta gente lamentava, per contro, una sua assenza su problemi gravi.

Per esempio, non aveva preso posizione netta sul pesante problema della pedofilia. Snobbava costantemente riunioni e incontri in rapporto alla cattedrale di Notre-Dame e ai problemi complessi della ricostruzione dopo l’incendio del 15 aprile del 2019.

Insomma: troppo presente in certi ambiti, troppo assente in altri. Su questa situazione pesante si è inserita la faccenda della storia della donna. Ma è un problema tra i tanti e soprattutto non è il più grave.

Solo che molta stampa, quella italiana soprattutto, ha rovesciato la prospettiva. L’ultimo dei problemi è diventato il primo. Anzi, spesso, è diventato l’unico e l’impressione che se ne è avuta è che il vescovo di Parigi si sia dimesso per una banale storia di sesso. Come se, dimostrata la verità di quella storia, tutto dovesse crollare o, dimostrata la sua falsità, tutto potesse restare in piedi. E invece, il resto, il modo improprio di gestire il potere, è cosa molto più grave. E sarebbe comunque bastato quello per far dimettere il vescovo da un posto di quel rilievo e di quella responsabilità.

A questo punto, si potrebbe affrontare il bel problema teorico. Davvero i “peccati della carne” sono i più gravi per un prete e, in particolare, per un vescovo? Ovviamente no. Sono peccati, certo, e bisogna che gli interessati li evitino e si convertano quando ci sono cascati. Ma non sono i più gravi. Se un prete o un vescovo ha un carattere impossibile, è un generale dei marines più che un padre, non sa stare con la gente, non sa rispettare persone e ruoli…

A che serve che sia “a posto” su “quella cosa là”? Non serve a lui e, soprattutto, non serve alla comunità di cui è al servizio.

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