PARE CHE SERVA COMPASSIONE PER LA FERRAGNI, POVERA COCCA

Non se ne può più, questo è un fatto. Eppure bisogna ammettere che tutta quanta la vicenda, gli strascichi, i commenti, i posizionamenti dicono tutto o quasi del mondo in cui viviamo. Persino più delle guerre.

Si parla di Ferragni naturalmente e in particolare della coda compassionevole che qualche simpatizzante agita. Lei ormai silente, oscurata in tutti i sensi dallo squallore che tutti conosciamo, lei ormai autoreclusa ha comunque dalla sua chi riesce a mandarle qualche carezza apprensiva.

Ad esempio la critica di moda Mariella Milani (sul “Corriere della Sera”): “Secondo me in questo momento fa bene a stare zitta, solo il tempo ci dirà come andrà a finire perché il danno d’immagine che ha avuto è enorme”. Fanno pensare queste affermazioni, perfettamente calate nel contemporaneo edulcorato: il danno è innanzitutto d’immagine, non di coscienza, non morale in prima istanza.

Ancora Mariella Milani: “Chissà se cadranno delle teste”, in riferimento alle persone che lavorano con la Ferragni. Di nuovo, la prospettiva è innanzitutto aziendale, chi ha sbagliato forse pagherà, dimenticando che il controllo dovrebbe averlo lei, la proprietaria, dimenticando che le persone messe in campo le ha scelte lei e se non le ha scelte lei poco cambia. Quale testa dovrebbe saltare se non la sua?

Sopraggiunge poi l’intervista al pubblicitario Francesco Taddeucci (su “La Repubblica”), che ha collaborato talvolta con la poverella: “Chiara sopravviverà e potrebbe scendere in politica”, e cos’altro sennò? La politica, certo, la lavatrice di tutto e di tutti, che purifica e redime corpi, anime, coscienze e pure conti in banca. Quanto bisogno ne avremmo, basta pensare al beneficio d’immagine, ballottaggio Meloni-Ferragni, un sogno per tutti gli italiani.

Non basta: “Ci piaccia o no, lei e Fedez sono la famiglia regale italiana, tra scandali e grandezze”. Non lo sapevamo, non bastassero le magagne nostre e la magrissima consolazione di non avere almeno a che fare con le miserie monarchiche, ecco servita la smentita, il privilegio tocca anche noi, beati.

Prosegue Matteucci, sfoggiando il paragone con Kate Moss, risorta dopo lo scandalo della cocaina. Peccato che Kate Moss non la sniffava per beneficenza, la cocaina.

Per finire: “Lei ha in mano un patrimonio politico come Trump e Berlusconi”. Un patrimonio inestimabile, perché a chi ormai importa delle idee, del pensiero, di tutto quello che può restaurare un umanesimo puro e disinteressato, anche e soprattutto in politica.

Questa vicenda dice tutto o quasi del mondo in cui viviamo, era la premessa. Dice tutto perché se solo ognuno di noi alzasse lo sguardo oltre lo steccato di casa, oltre lo specchio, oltre il compiacimento istantaneo, oltre i social e oltre la Ferragni, arriverebbe innanzitutto a chiedersi come abbiamo potuto giungere fin qui, a dividerci, simpatizzare, indignarci su qualcosa che semplicemente non dovrebbe esistere o almeno non dovrebbe avere importanza e seguito.

Se ognuno di noi alzasse lo sguardo vedrebbe chi merita davvero compassione, a migliaia di chilometri di distanza come sotto casa.

“Pensati libera”, e libero tocca aggiungere, aveva perfettamente ragione la Ferragni, quando si tappezzò con la scritta a Sanremo. Non che intendesse questo, ma proviamo a pensarci liberi da questa miseria, incuranti, menefreghisti: la Ferragni, si creda, può benissimo vivere senza di noi.

In fondo è Natale, si può dare di più.

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