L’abbiamo appena consegnato all’immortalità iscrivendolo giustamente al Famedio di Milano, che sarebbe una specie di Pantheon dei migliori. Ma mentre la gloria terrena di Berlusconi torna ad aleggiare per i cieli d’Italia, consegnando la sua eredità al per sempre, c’è una sua eredità neanche tanto gloriosa che viene cancellata, sbianchettata, depennata dalla sua stessa famiglia: subito dopo la morte del patriarca, i figli hanno chiuso i rubinetti alle celeberrime Olgettine, quel branco di ragazze assurte alle cronache, al gossip e in fondo anche alla storia italiana, per aver – diciamo così – allietato le cene di Arcore, nelle mitologiche serate del Bunga Bunga.
Fine dei regali elargiti dal papi Silvio. Si parla di 20 ragazze beneficiarie – oltre che di alcune case in comodato d’uso – dell’assegno di 2.500 euro al mese (sempre un pensiero deferente ai disabili e ai pensionati che tirano avanti con la minima). Si parla in totale di quasi 11 milioni (20 miliardi del vecchio conio, per chi ancora faticasse a pesare le cifre) già spesi finora. La bella favola andava avanti ormai da più di 10 anni. Toccherà cercarsi un lavoro.
All’epoca dei processi, lo stesso Cavaliere dal cuore d’oro aveva spiegato questi versamenti per “risarcire le ragazze dei danni alla loro reputazione, a causa delle inchieste e dei processi”. Gli stessi avvocati fecero notare a Berlusconi che i pm avrebbero invece interpretato i versamenti come il modo più diretto per comprare le testimonianze delle ospiti, cosa che difatti puntualmente avvenne più tardi, quando scattò l’accusa di corruzione in atti giudiziari. E fu così che nel dicembre 2013 l’ex premier scrisse una lettera e versò a ciascuna delle predilette una buonuscita di 25.000 euro. La maggior parte delle damine, però, non si accontentò, e riprese a pressarlo di brutto, incalzando con richieste assillanti Giuseppe Spinelli, amministratore del patrimonio personale del Cavaliere Babbo Natale. I versamenti ripresero puntualmente.
La livella che si porta via tutto si porta via anche questa. A babbo morto, i figli hanno cancellato una volta per tutte questa pagina dell’epopea paterna. Bloccati i versamenti, sfrattate da casa alcune delle inquiline a libro paga. Resta peraltro intatto il vanto di Berlusconi, che in vita sua – amava ricordare – non ha mai licenziato e lasciato sulla strada nessuno. Ci pensano i figli.
Non è dato sapere se tra le glorie che si racconteranno ai posteri, o anche solo alle scolaresche, in visita al Famedio, troverà posto questa memoria. E’ vero che da morti siamo tutti migliori, ma di una vita e di una biografia non bisognerebbe mai avere omissis. Mentre ci raccontano quanto fu grande Berlusconi, così risulta: venti ragazzine mantenute a vita da un vecchio a dir poco generoso. Può essere anche questo un segno di grandezza. Ma non suona benissimo. Più che altro non suona benissimo nel processo di beatificazione.
Come cittadino italiano mi vergogno e mi indigno perché tra gli italiani illustri sia stato inserito un condannato per reati miserabili.