Sì, tutto fa pensare che stiamo vivendo in un momento magico. Difatti c’è chi lo chiama già secondo miracolo italiano. Più romanticamente, secondo Rinascimento. Ogni giorno di più, tutti ce ne stiamo convincendo, fin dentro all’inconscio. In tanti si stanno facendo l’idea che basti alzare il braccio per cogliere i soldi dagli alberi.
Effettivamente, è pressapoco così. Ci sono soldi ovunque: basta chiedere. Stiamo dentro a questo sogno perchè davvero non è mai successo che ci abbiano pompato nell’economia tanti soldi, tutti assieme. Arrivano da fuori, sappiamo da dove, comunque non sono soldi che abbiamo noi e che fanno parte del nostro patrimonio. Non sono strutturali, sono occasionali: come avessimo vinto la lotteria, una cosa tutta diversa dai nostri salari abituali.
Per questo, sarebbe il caso di sapere che davvero è un miracolo in tutto e per tutto, nel vero senso della parola. Nel senso che non ha meriti nostri, tanto meno presupposti solidi e duraturi. Un evento straordinario capitato per caso che facciamo bene a goderci finchè dura. Ma che non durerà, che dovremmo per questo sfruttare un po’ da formiche, con un minimo di realismo e di intelligenza. Presto o tardi, ormai si può dire presto, la sbornia svanirà a torneremo alla vita vera. Usciremo dalla grande fiction e ripiomberemo nella realtà.
Così è, anche se fatichiamo a realizzare. Anche se ci infastidisce il solo pensiero. La nostra favola – il nostro Rinascimento – è drogato. Come se improvvisamente uno stregone del ramo, uno di quelli prestati dallo sport, ci avesse siringato in vena un doping prodigioso. Finchè circola è una bellezza, pare di volare, non si avverte la minima fatica, ma quando gli effetti della dose da cavallo si esauriscono si rischia di non stare più in piedi. Comunque, di non essere più capaci a gareggiare con le nostre sole forze. Chiedere a tanti bei campioni com’è l’effetto, psicologico prima ancora che fisico.
Se non ci piace la metafora del doping, se ci sembra troppo volgare e truculenta, possiamo – dobbiamo – vederci con le stampelle. Stiamo andando avanti con questi decisivi sostegni, ma capire se siamo nuovamente in grado di camminare da soli lo capiremo solo il giorno in cui ci toglieranno le stampelle.
Di sicuro, bisognerebbe quanto meno cautelarsi. Essere consapevoli. Alzare un attimo la testa. Tanto per aggiungerne un’altra: il prossimo governo sarà certamente quello che dovrà dire amici, l’Europa ha chiuso il rubinetto, si torna alla normalità, giocoforza dobbiamo ricominciare a familiarizzare con un vocabolo velocemente rimosso: debito.
In quel preciso momento, suonerà la campanella e ci diranno che la ricreazione è finita. Come tutte le droghe, anche questa cesserà il suo effetto allucinogeno e ci ripiomberà nella verità. Sia chiaro: solo allora dimostreremo al mondo – prima ancora a noi stessi – che razza di italiani siamo davvero.