LO SHOW DELL’ITALIA CHE SA VOLARE

di GHERARDO MAGRI – Il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, ovvero la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN), per tutti gli italiani semplicemente le Frecce Tricolori, sta facendo gli straordinari in un lungo giro d’Italia per la Festa della Repubblica e non solo.

I magnifici dieci Pony – così si chiamano gli aerei in gergo, nome ispirato dal cavallino di Francesco Baracca che è diventato la loro insegna – fin dal 1961 adottano la denominazione attuale, ma bisogna risalire al 1930 per vedere nascere i primi pazzi volanti che inventano “la bomba”, numero ancora oggi tra i più gettonati. La leggenda della pattuglia si costruisce anche attraverso i nomi suggestivi che si sono dati nel tempo: Il Cavallino Rampante, il Guizzo, i Getti Tonanti, Le Tigri Bianche, i Diavoli Rossi. Hanno perfezionato, strada facendo, numeri da mozzafiato; una mezz’ora di spettacolo da godere col naso all’insù che lascia sempre a bocca aperta. Una chiara dimostrazione di come si possano ottenere risultati straordinari con la disciplina, l’abnegazione, il senso di squadra e il talento.

Il loro primo messaggio è semplice e attuale: niente è impossibile. Nemmeno per noi italiani, mediamente individualisti. Si può essere la migliore pattuglia al mondo senza avere un leader, senza fare chiasso, senza notorietà da salotto, solo lavorando sodo. Chi si ricorda i loro nomi, li avete mai visti in televisione a farsi pubblicità?

Le loro abilità sono valorizzate da migliaia di ore di duro allenamento in volo e a terra: provano tre volte al giorno e si ripassano all’infinito le acrobazie, cercandone sempre di nuove a rischio più elevato. Si comprende come siano fatti quando, aprendo il tettuccio del loro Aermacchi M-339 alla fine di ogni esibizione, fanno autocritica per capire dove e come avrebbero potuto far meglio. Il coach la definisce scontentezza positiva. Ma come, qualcuno ha notato per caso qualche sbavatura? Si può migliorare la perfezione?

Viene voglia di rileggere le loro carte d’identità, per capire se questi sono davvero italiani. Niente di più tricolore, invece. Aerei prodotti in Italia, base a Rivolto – provincia di Udine, profondo Friuli -, formazione e regia autoctona, mai infiltrazioni straniere.

Il secondo messaggio bisogna scovarlo dietro tanta spettacolarità: siamo più bravi a fare la pace che la guerra. E lo facciamo molto bene. Le Frecce sono la punta di diamante di un’aeronautica italiana che è tra le prime al mondo come soccorso d’emergenza per casi estremi, quali trasporto di malati gravi o organi vitali: la tecnica, la velocità e la sperimentazione per salvare vite. Ci ricorda la capacità unica dei nostri militari all’estero in missione di peacekeeping, le cosiddette missioni di pace, il più grande contingente non americano e di gran lunga il più apprezzato.

Ci fanno riflettere, i dieci (nove più solista) coraggiosi eredi di Antonio Locatelli – l’eroe bergamasco, tre medaglie d’oro al valor militare -, primo pilota al mondo a trasvolare le Ande nel 1919.

Le loro manovre acrobatiche sono evocative di quello che potrebbe essere il nuovo futuro: “la scintilla”, una delle figure più spettacolari, è la scossa giusta per intraprendere nuove strade. Di questi tempi mai così azzeccata.

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