REPUBBLICA, BELLA COME UNA MADRE

di CRISTIANO GATTI – Anche se la televisione del mio Paese, pubblica e al servizio della Costituzione, introduce il 2 giugno proponendo il toccante servizio sulla regina d’Inghilterra che torna a cavallo, hashtag chissenefrega, la mia festa non sarà rovinata.

Sono di parte, devo ammetterlo subito, ma lo faccio proprio volentieri: per me quella di oggi resta la festa laica più bella di tutte. So che per tanti miei connazionali è solo un rito stanco, al massimo una gita fuori porta per godersi l’estate che arriva. Per qualche monarchico nostalgico è addirittura un giorno più nefasto del 2 novembre. Ma non importa: la festa della repubblica è anche la festa che permette a tutti di pensare in libertà, persino di cullare la speranza per il ritorno di qualche re. La repubblica è sorella gemella della libertà. Vanno sempre insieme, non è possibile pensarne una sola senza l’altra subito di fianco. L’una e l’altra subiscono lo stesso destino, da parte nostra: nemmeno ci accorgiamo di averle in casa. Ce ne accorgiamo sempre e solo quando non ci sono più.

Cara repubblica, cara ragazza che arrivi a compiere 74 anni riuscendo ancora a farci girare la testa. Più passa il tempo e più diventi attraente. Hai superato tante sofferenze, dai terrorismi alle ideologie fanatiche, dai disimpegni fatui ai riflussi qualunquisti. E difatti le rughe si notano tutte. E difatti in tanti ti trovano vecchia, racchia, superata, coltivando l’idea segreta di ripudiarti e prendere altre compagnie.

Sarebbe invece il caso, almeno nel giorno del tuo compleanno, di ripensare meglio alcune questioni fondamentali. Che fanno di te un essere unico e insostituibile.

Tanto per cominciare: per secoli e secoli abbiamo parlato di regno. Ma il regno è di uno solo. La repubblica è di tutti. Il regno, una testa incoronata se lo ritrova in dotazione per non meglio precisati diritti di sangue. Anche la repubblica certe volte è una questione di sangue, ma in tutt’altro modo, perchè in tanti casi bisogna conquistarsela con la forza. Ma prima di tutto con la forza del pensiero. E’ dall’epoca di Atene che gli uomini ci provano, con fortune variabili: esserci riusciti in Italia a partire dal 2 giugno 1946 è un’impresa epocale. La nostra impresa migliore.

E’ per questo che celebriamo la festa più bella. Un Natale laico che riguarda anche i credenti di qualunque Dio. Più bella persino del 25 aprile, che ci ha dato la libertà. Il 2 giugno, sua sorella repubblica dà un senso compiuto e definitivo anche a quella giornata. Se gli italiani, dopo il 25 aprile, avessero scelto monarchia, cioè restare sudditi di qualcosa e di qualcuno, ci saremmo ritrovati punto e a capo. Avremmo oggi un 2 giugno molto diverso. Molto più triste. Magari a contemplare una regina che sale a cavallo.

Certo la repubblica non funziona sempre bene. Ma non è colpa sua: è opera degli uomini egoisti, furbastri, incivili. La repubblica è là dove si praticano responsabilità e senso civico. Dove i sudditi di una volta sanno diventare cittadini. La repubblica e sua sorella, la libertà, meritano tanta attenzione. Meritano delicatezza, rispetto, amore infinito. Non a caso, in tanti luoghi del mondo ancora se le sognano. O forse no, neppure le sognano, perchè dove non c’è libertà non si può immaginare neppure qualcosa di diverso dal potere assoluto, dal despota, dal satrapo, dal sovrano. E dunque di una vita da servi.

Cara repubblica, nostra, italiana: lunga vita. Oggi, come sempre, alzerò il calice con i miei cari e brinderemo alla tua salute. Come a Natale, come a Pasqua, come ad ogni compleanno nostro. Per noi, sarà festeggiare una di famiglia. Sarà festeggiare una grande madre.

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