Gorbaciov, mi pare, è stato un personaggio mitico, esemplare per una lunga generazione del secolo scorso. Che abbia dato corpo a un sogno planetario è stato evidente. I meno giovani tra di noi si ricordano che cosa hanno significato parole come glasnost, perestroika… e che cosa hanno significato in rapporto al personaggio Gorbaciov. Quelle parole erano lui e lui dava corpo a quelle parole. Insieme, il personaggio e le parole che lo annunciavano, portavano con sé l’idea di una possibile società nuova: la vecchia URSS finiva, si chiudeva la guerra fredda.
Gorbaciov è stato per tutti noi uno di quei personaggi di cui è stato ricco il secolo scorso: personaggi capaci di chiudere un passato e di aprire un futuro diverso. Futuro così nuovo che spesso si faceva fatica a immaginarlo. E si aveva perfino la sensazione che gli stessi protagonisti non sapessero esattamente come dovesse essere quel futuro che loro avevano contribuito a far nascere. Gorbaciov, infatti, ha dato la sensazione di faticare a delineare i grandi progetti per il suo paese.
Anche con questi limiti, Gorbaciov è personaggio di quella fase della nostra storia, diversa dalla storia che siamo chiamati a vivere oggi. Se si volesse ridurre tutto a una forse avventurosa sintesi, si potrebbe dire che il politico Gorbaciov ha soprattutto chiuso con il passato. Poi ha cercato di aprire un futuro, con un po’ di confusione e con molte difficoltà.
La figura dominante del politico di oggi, invece, si preoccupa non di chiudere il passato, ma di conservarlo. È la figura del populista. Ma non solo. In mezzo a tutte le crisi che stiamo attraversando, anche il politico popolare tende più a rassicurare che a fare rivoluzioni.
In particolare, nel paese dove Gorbaciov è stato protagonista, Putin pensa al passato come al tempo esemplare per il suo paese. Ma non il passato comunista dell’URSS, con cui Gorbaciov ha fatto i conti, ma a quello ottocentesco degli zar. Gorbaciov aveva chiuso con coraggio al passato comunista e proprio per questo era popolare in Occidente e impopolare, al limite dell’odio, in patria, tanto da morire tra gli insulti. Putin, che sogna il passato zarista e fa la guerra in Ucraina per obbedire a questo sogno, è impopolare in Occidente, al limite dell’odio, e popolare in patria.
Le grandi società hanno smesso di sognare e pensano non a un futuro radioso, ma a un passato rassicurante. Gorbaciov e il suo mondo sono proprio morti.