VOTARE IN ITALIA E VOTARE IN DONBASS

Non c’è nessuno in giro per il mondo che possa spiegare a noi italiani come se la stia passando l’Italia. Noi per primi, almeno quelli che ancora alzano la testa dallo smartphone e dall’apericena, vediamo la desolazione di questi mediocri che hanno vinto in tutti i campi della vita comune, la pesantezza di un debito pubblico inverosimile, la furbizia idiota ed egoista dell’individualismo spinto.

Eppure, proprio mentre andiamo a votare, dovremmo almeno guardare a chi sta votando assieme a noi, appena un po’ più in là, sul confine ucraino con la Russia, nel Donbass. Guardare e magari notare ancora qualche differenza. A noi, qui, il peggio che possa capitare è ascoltare Berlusconi mentre ci spiega come Putin in fondo volesse solo collocare al potere in Ucraina, cioè un Paese sovrano, una sua cerchia di persone “perbene”. Là, vediamo gli elettori contattati casa per casa, da strane delegazioni con urne trasparenti e mitra a tracolla. Qui siamo liberi di votare malissimo, persino di non votare, là sono liberi di votare come vuole Putin.

Nessuno può dire se sia meglio vivere in Italia o nel Donbass, nel 2022. Santoro e il genio Orsini ci stanno spiegando da mesi che qui è l’inferno, mentre là c’è una Russia che cerca valorosamente di opporsi a queste prevaricazioni dell’imperialismo americano, ormai sola a comprendere la verità e a cercare in qualche modo di andare sulle barricate.

Tutti possono dire tutto. Ma non so perchè comunque, indipendentemente dai risultati di queste nostre elezioni, anche nel 2022 continui a sembrare meglio votare in Italia che in Donbass. Quanto meno, persiste una differenza sostanziale, che ormai noi per apatia e noia nemmeno notiamo più: una differenza che semplicemente si chiama libertà.

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