VITA E MORTE ALLE CINQUE DEL MATTINO

di CRISTIANO GATTI – Alle cinque del mattino c’è chi torna a casa da una lunga notte di bisboccia e chi parte invece per una lunga giornata di lavoro. Per qualcuno la giornata finisce, per qualcuno comincia.

Può capitare che alle cinque del mattino i due destini si incrocino e facciano esplodere l’incomprensibile. Tre ragazzi – in tre – su una bicicletta elettrica vanno a morire investiti da un furgone su cui viaggiano tre operai, lungo una superstrada che ricorda molto l’autostrada, tra Barletta e Andria, non esattamente un luogo per biciclette, a dirla tutta.

Due diciassettenni e un diciannovenne non ci sono più. I tre operai del furgone vagano spaventati nell’altrove della disperazione. Attorno c’è chi si appassiona soprattutto alla ricostruzione del sinistro, cosa ci facevano in tre su una bici alle cinque del mattino, quelli del furgone però non li hanno proprio evitati.

Resta la sostanza, che sta diventando monotona e ripetitiva, almeno quanto è terrificante e macabra: i nostri ragazzi, tanti nostri ragazzi non si rendono più conto di quanto valga la vita. O comunque se la giocano ai dadi di nottate smodate, in cui il valore quasi religioso è quello della vita spericolata, in qualunque modo, a qualunque costo.

Anche stavolta, tornavano da una festa. Un giorno o l’altro dovremmo tutti fermarci, come in un nuovo lock-down di riflessione e di meditazione, per quantificare davvero le disgrazie che abbiamo subìto “dopo una festa”, “al ritorno da una festa”. Servirebbe almeno una giornata a tema, una giornata del ricordo, una delle tante. Quanto meno, per capire finalmente che oltre al Covid, oltre ai ponti autostradali, oltre alla mancanza dei turisti stranieri, abbiamo anche questa grande emergenza nazionale. Che tra l’altro è cominciata molto prima delle altre, nell’indifferenza o nell’abitudine rassegnata di un Paese intero.

Dice il sindaco di di Barletta: “Questi tre ragazzi sono troppo giovani per morire. E’ un dolore indescrivibile. Per questo voglio dire ai loro coetanei: state attenti, siate prudenti. A quell’età ci si sente invulnerabili, forti e non si fa attenzione, ma poi il dolore è grande davanti a una vita spezzata. Contenere l’esuberanza dei ragazzi è difficilissimo, ma è necessario dedicare loro attenzione, sempre”.

Belle parole, però sappiamo tutti che non possiamo cavarcela parlando di “contenere l’esuberanza dei ragazzi”. Qui non è più semplice esuberanza dell’età. C’è altro. C’è il vuoto, c’è il nulla, che è molto peggio.

Sulle cause di questo deserto dell’anima siamo preparatissimi: prima fra tutte, mettiamo la civiltà del web, che sin dai primi anni di vita trasforma la vita e la morte in un perenne gioco, senza molta differenza, un clic vita e un clic morte, svuotando entrambe di senso e di peso. Più la famiglia, più la scuola, più il contesto, più il resto.

Ognuno ha la sua da dire, per darsi una spiegazione e mettersi di nuovo in tranquillità personale, nella convinzione che “tanto a me non succede”.

Così, ognuno può tornare facilmente per la sua strada. Alle cinque della mattina, chi comincia la lunga giornata andando a lavorare su un furgone, chi torna dalla lunga notte di festa. Tutti i giorni, ovunque. Poi capita che in qualche punto imprecisato i destini opposti si incrocino. Là, in quel luogo e in quel momento, vita e morte si manifestano nitidamente in tutta la vera diversità, presentando il conto della loro imperscrutabile e schiacciante gravità.

Chi vive, chi muore, chi sopravvive nel pianto e nel dolore. Chi indaga e chi commenta. Poi, dalla prossima notte, sotto a chi tocca: c’è sempre un’altra festa, da qualche parte, per i nostri giovani esuberanti.

Un pensiero su “VITA E MORTE ALLE CINQUE DEL MATTINO

  1. agostino (pippo) dice:

    Dott. Gatti sono felice di averla ritrovata e ritrovato l’animo di una persona che vorrei poter chiamare amico. Ho letto questo e altri scritti, pochi ancora, perché il ritrovamento è di ora. Noto una vena di tristezza dolce nei suoi articoli che fa pensare.
    Ho avuto il piacere di conoscerla di persona poi i casi della vita hanno interrotto, no, affievolito un filo di stima reciproca. Accetti i miei più cari saluti e complimenti per i suoi scritti.

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