VINI E FORMAGGI IN PEGNO PER AVERE PRESTITI

di PAOLO CARUSO (agronomo) – Se c’è un tesoro che possediamo e di cui non siamo pienamente consapevoli, dobbiamo sapere che esso anziché essere custodito nei “caveau” si trova all’interno delle cantine, dei caseifici e delle norcinerie. Non a caso il termine “caveau” deriva dal francese e significa proprio “cantina”.

Della presenza e dell’importanza di questo tesoro si è accorto il mondo della finanza: in questi giorni è stato pubblicato il decreto del Ministero delle Politiche Agricole che dà il via libera al “Pegno rotativo sui prodotti agricoli e alimentari a denominazione”, recentemente introdotta dal decreto “Cura Italia”. Esiste infatti un’Italia appassionata e apprezzata nel mondo, che produce ricchezza puntando su qualità e innovazione, traendo linfa vitale dallo sterminato patrimonio di agro-biodiversità presente nel nostro Paese.

La tradizione enogastronomica italiana vanta un retaggio culturale che fonda la sua importanza nella memoria storica, localizzazione geografica, qualità della materia prima e tecniche di produzione. Alcune eccellenze alimentari, in particolare formaggi stagionati, salumi affinati e vini invecchiati, possono essere date in pegno in cambio di prestiti che vengono incassati mantenendo la proprietà del prodotto.

Questi prodotti costituiscono un patrimonio diffuso lungo tutta la Penisola, particolarmente apprezzato a livello internazionale, che ha attirato l’interesse di istituti bancari italiani ed esteri, che, loro sì, sono ben coscienti del tesoro di cui dispone questo martoriato Paese. L’Italia possiede il maggior numero di specialità agroalimentari ad indicazione geografica riconosciute in Europa e i numeri sono molto significativi: nel nostro Paese sono presenti 305 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg e 5155 prodotti tradizionali regionali, per non parlare dei presidi “slow food” e delle innumerevoli De.Co. (prodotti a Denominazione Comunale).

Queste eccellenze agroalimentari hanno generato nel 2019 un controvalore dell’export pari a circa 42 miliardi di euro, rappresentando una delle voci più importanti nella bilancia commerciale del Belpaese.

L’idea del prestito garantito dai prodotti alimentari è nata dalle aspettative di una netta riduzione della spesa per l’alimentazione: Coldiretti stima in Italia una contrazione di ben 24 miliardi della spesa a tavola, ma anche una notevole difficoltà nelle esportazioni dei prodotti agroalimentari, che vengono stoccate in magazzino, ma che ora possono essere date in garanzia per consentire il superamento della crisi.

Una potenziale boccata di ossigeno per produttori e trasformatori, che non deve però far dimenticare le difficoltà che incontrano nel loro percorso imprenditoriale. Occorre tutelare il loro lavoro proteggendo i prodotti dagli innumerevoli, spesso maldestri, tentativi di imitazione, soprattutto esteri, che rappresentano un vulnus economico e d’immagine. Ai nostri amici lettori la raccomandazione di leggere le etichette e di verificare l’effettiva corrispondenza tra quanto dichiarato e il prodotto in questione. Spendere qualcosa in più per l’acquisto di prodotti agricoli e alimentari italiani a denominazione, costituisce una garanzia per non disperdere il tesoro che molti nostri connazionali quotidianamente, con passione e fatica, mettono da parte pensando al futuro.

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