di LUCA SERAFINI – Sembriamo eretici, noi che viviamo di calcio. Nel nostro mondo di gol e veleni, statistiche e previsioni, polemiche e scoop di mercato, siamo rimasti in casa assediati dal disgusto: chissenefrega del calcio, adesso! Abbiate pudore! Ci sono cose più importanti…!
Così anche magazzinieri, fisioterapisti, giardinieri e perché no, qualche giornalista che un paio di problemi a fine mese ce l’hanno comunque, si sentono infami come quei miliardari là che dovrebbero tagliarsi lo stipendio!
Capite cosa sto dicendo? Avete vissuto quasi tutti a pane e pallone fino a ieri, molti saltavano pasti e vacanze pur di andare alla partita o fare l’abbonamento tv, ma adesso vi rivoltate contro di noi come fossimo abitanti di Sodoma, lontani dalla realtà e dai problemi, solo intenti a gozzovigliare con l’1X2 e preoccupati di rimettere in piedi alla svelta le nostre orge di tattiche e pronostici.
Avete insegnato ai vostri figli a dire prima Milan che mamma, per timore che il pupo sbagliasse colori. Gli avete messo la maglietta dell’Inter, legato al collo il bavaglino della Juve, messo in testa il cappellino del Napoli…
Adesso a quei bambini segregati e lontani dai banchi e dagli asili fate fare solo due giochi e i compiti, poi li mettete a letto e di notte, di nascosto, a basso volume, sbirciate le vecchie finali di Champions. Lo so che lo fate.
Vengono prima il lavoro e lo stipendio, l’affitto e la spesa, le fabbriche e gli uffici. Non c’è dubbio. Vengono prima la salute e le bollette. Ma ci sono due cose che ci daranno il segnale quando veramente sarà tutto finito, che si può ricominciare davvero: le scuole e gli stadi.
Quando riapriranno quei portoni e quei cancelli, datemi retta, avremo finalmente la sensazione che la vita sarà davvero tornata quella di prima. Con i problemi di sempre, ma almeno con il grande sfogo del pallone. Non date a noi la colpa di esservene dimenticati.