VARIANTE ITALIA

di TONY DAMASCELLI – “Quando devo sparare, la sera prima vado a letto presto”, diceva il Monco, Clint Eastwood, in “Per qualche dollaro in più”. La scena si svolgeva a El Paso e presumo che Marcell Lamont Jacobs, che risulta nato in quel posto fumettistico del Texas, si sia coricato prestissimo, sabato sera. Avrebbe sparato benissimo il giorno dopo.

Domenica bestiale. Una doppia libidine incredibile, perché Jacobs è italiano verace, non spikka l’inglese nonostante il nome e cognome che gli deriva dal padre, soldato americano trasferito da Vicenza a El Paso e quindi in Corea del Sud, là dove Viviana, la moglie vicentina e il baby Marcell, non l’avrebbero seguito. Meglio l’Italia, meglio nonno Ottavio e la famiglia tutta, meglio Mameli che Marcellooo vuole cantare sul podio, la sua dolce vita giapponese ha regalato un oro fantastico, di fantasia assoluta, mai visto e nemmeno sfiorato o sognato in quello sparo nel buio che sono i cento metri, la corsa vera, pura, unica, fermo è il respiro, nove secondi di silenzio, il battito dei piedi e i passi potenti, quarantuno, quarantadue, quarantatré, quarantaquattro, l’arrivo, la luce, il sole nella sera lontana di Tokyo, improvvisa e imprevista isola del tesoro azzurro, due ori in un tempo fulmineo, sventola la bandiera come a Wembley e godi, ehssì’, godi a vedere di nuovo un atleta del Regno Unito, squalificato, sconfitto, umiliato, lasciare la pista, come in quella notte dei rigori.

Battuto il record europeo, l’ultimo atleta del continente ad avere vinto i cento fu, nel ‘92, Linford Christie, made in United Kingdom pure lui, altra goduria. Siamo fatti strani noi italiani, andiamo in finale dei cento per la prima volta nella storia e che facciamo? La vinciamo, sì, subito oro puro. Ripensiamo a Mennea e Berruti, immensa gloria sui duecento, ma i cento no, mai, stazione proibita.

E allora eccoci ai blocchi di partenza, curvi, chini, acculati, accucciati, pronti, lo avremo fatto mille volte, in spiaggia, in campagna, nel cortile di casa, su dai, da qui a là, vediamo chi arriva primo.

Marcell è uno di noi, solleva la sua storia, si alza, parte, scatta, gonfia i muscoli, spinge, fila diritto, fortissimo, vai ragazzo, mollali tutti, sei la variante Italia in questa estate violenta. Primo, primissimo. Storia vera, unica, più bella e più forte di un mondiale di football. Il più veloce al mondo è un italiano. Veloce, lo ripeto. Mi accorgo che la connessione a internet, quella, è lentissima.

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