VALENTINO, L’ULTIMO COLPO DI GAS E’ VERSO LA LIBERTA’

di TONY DAMASCELLI – Non è Silvio Pellico, ma Spielberg fa subito venire in mente “Le mie prigioni”. Ha scelto proprio quel sito, Valentino Rossi, per annunciare di avere scelto la libertà, a fine anno: basta con le motociclette, si conclude una carriera bellissima, unica, irripetibile, da riassumere in mille volumi e lasciando pagine bianche per altre memorie.

Si ferma un campione, bravo ma lento nelle ultime corse, l’età gioca controvento, si balla sul fuorigiri, si rischia il fuori pista eppoi c’è un momento in cui anche il sole tramonta. E il sole di Valentino ha riscaldato moltissimo, lasciando tracce sulla pelle anche tra chi non ama i motori e la velocità pazzesca di questi chiamati centauri, mostri biformi della mitologia classica, metà uomini, metà cavalli, intelligenti per la prima parte, di forza ferina per la seconda.

Rossi è stato uomo, per l’astuzia che ha messo in corsa, con il condimento della pronuncia romagnola che trasforma qualunque cosa in patacca, ma è stato cavallo per la bellezza e la ferocia con le quali ha vinto, stravinto, concedendo agli avversari il gas e l’ombra. Unico, di certo, in uno sport che affascina a distanza, che inquieta per la destrezza a manovrare macchine potenti e infernali, per la spettacolarità di sorpassi e assieme di capitomboli paurosi, dai quali i piloti escono come da un film o da un incubo.

Rossi ha avuto la fortuna di un cognome normale ma di censo mondiale, vedi alla voce Paolo, e di un nome che è poesia e romanticismo, Valentino vestito di nuovo come le brocche dei biancospini.

L’annuncio era atteso ma provoca comunque malinconie, come accade sempre dinanzi a figure che hanno riempito sogni e cronache, lo sport concede queste meraviglie e, come la vita, se le porta via quando crediamo possano esistere e resistere in eterno.

Dice Valentino che non spegnerà il motore, si dedicherà alle automobili, dalle due alle quattro ruote starà più stabile, non potrà fare le penne ma di sicuro posso prevedere che regalerà qualche numero del suo repertorio.

Conservo una frase che è il riassunto di cento corse e di mille trionfi: “Le donne sono come i giornalisti, quando vinci arrivano”. Direi che è stato più facile contare i cronisti.

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