“Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”. A me un po’ fa ridere l’intestazione, anche solo l’intestazione. Perdonerà Valditara il ministro, ma a me fa ridere perché, senza offesa, mi pareva che in quanto a contenuti le cose andassero già bene così come erano.
Arriva un nuovo ministro, una nova onda, un nuovo ordine e quindi bisogna cambiare i contenuti, quei contenuti che a me pareva fossero in fondo giusti e più o meno condivisibili fin da quando ero un bambino e mi facevano studiare la storia.
È giusto, ogni tanto un’aggiustata è bene darla, però questo periodico revisionismo fa rima baciata con protagonismo. Suona un po’ così: ora ve la riscriviamo noi la storia e badate che non è come ve l’hanno insegnata fino a ieri. E pensa che turlupinare la scuola di ieri nei miei confronti, penso io, che mi ha fatto credere quel che non era o magari quasi com’era, ma non come è.
Giuliano Volpe sull’”HuffPost” non ha tutti i torti a mostrare indisponenza, perché anche a me profano pare che queste nuove indicazioni siano gratuite e opportunistiche. Palle prese al balzo da un leghista che non crede alla fortuna di poter modellare i sussidiari come gli garba e come la casa madre chiede.
Cito, a rimorchio: “Non appare indispensabile, nell’ultimo biennio della scuola primaria, svolgere un programma articolato che proceda dalla preistoria alla storia antica, soffermandosi su tutti gli snodi fattuali delle età greca e romana. E invece necessario che fin dall’inizio venga acquisita una conoscenza – anche elementare, purché correttamente impostata – di eventi, personaggi, quadri cronologici e processi storici delle epoche più antiche. Ciò vale soprattutto per l’epoca in cui si sviluppò la civiltà greco-italico-romana che costituisce la base della nostra storia nazionale, e in buona parte anche di quella europea. In questa prospettiva, la conoscenza di alcuni fatti e processi salienti risulta imprescindibile nella formazione di ogni individuo mediamente acculturato. Starà all’insegnante stabilire priorità e gerarchie tra di essi, valutandone sia la rilevanza epocale, sia l’esemplarità rispetto alla attuale concreta esperienza di vita”.
Esilarante l’inciso, “anche elementare, purché correttamente impostata” e vorrei sapere da chi e come, di grazia. E vorrei sapere anche perché io, secondo Valditara, dovrei aver capito poco della storia così come mi è stata spiegata, io che invece credevo di aver capito poco ma bene e giusto.
Suona tutto così ridicolo, come se il problema della scuola e il problema dell’educazione oggi fossero il contenuto e non il modo. Come se non fosse chiaro a tutti che semmai il cambiamento debba stare nel mezzo, nel linguaggio, nella capacità di sedurre le nuove generazioni e non certo nelle rigidità ideologiche di un leghista impettito che si crede lui stesso al centro della storia, per via dei tempi che corrono, e si ritrova invece al centro di una barzelletta.
Altri passaggi inquietano: “Solo l’Occidente conosce la storia. Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia, come compilazioni annalistiche di dinastie o di fatti eminenti succedutisi nel tempo; allo stesso modo, per un certo periodo della loro vicenda secolare anche altre civiltà, altre culture, hanno assistito a un inizio di scrittura che possedeva le caratteristiche della scrittura storica. Ma quell’inizio è ben presto rimasto tale, ripiegando su se stesso e non dando vita ad alcuno sviluppo; quindi, non segnando in alcun modo la propria cultura così come invece la dimensione della storia ha segnato la nostra. È attraverso questa disposizione d’animo e gli strumenti d’indagine da essa prodotti che la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo”.
L’Italia, come ormai qualunque altro Paese nel mondo, non può prescindere da una consapevolezza di cultura che deve attraversare tutti i confini, solo uno stolto che abbia dormito negli ultimi cinquant’anni può ignorarlo. E infatti Valditara pare essersi svegliato solo ora e doveva trovarsi dalle parti di Pontida a quanto pare. La Cina, il Giappone, l’India, il Sudamerica mica si vedono da Pontida del resto.
Spiace che in questo pastrocchio sia coinvolto il professore Ernesto Galli della Loggia, al quale tutti riconoscono giustamente lustro e competenza. Però davvero è il contenuto che ci inquieta? Davvero siamo preoccupati da quello che insegneranno ai nostri figli, che è poi quello che hanno insegnato a noi tutti, più del modo in cui verrà insegnato?
In questa manovra io vedo solo presunzione e annebbiamento. La presunzione di dire cosa spiegare, senza alcuna preoccupazione invece su come spiegare. Il vero problema, che ognuno di noi ha rilevato nel corso dei propri studi, è chi insegna. Il vero problema è come spiega. Molto meno cosa spiega, che in fondo a noi pareva già andasse bene così com’era.
Poveri bambini di domani.