VACCINI, MA COME FA LA GENTE A SAPERLA COSI’ LUNGA

Sabato 4 settembre 2021 intorno alle 13, mio cugino Fabrizio (57enne di sana e robusta costituzione) è morto di Covid all’ospedale Umberto I di Roma, dove era ricoverato da qualche settimana. Musicista appassionato e virtuoso, suonava l’armonica accarezzandola e baciandola come solo John Barry ho sentito e visto fare in vita mia, infatti giovedì 2 settembre avevo mandato a Fabrizio su whatsapp il video in cui il grande musicista britannico – 5 Oscar – eseguiva magistralmente “Midnight cowboy”, mentre pregavamo tutti e lottavamo con tenace speranza.

Mio cugino non era Novax: come tutta la mia famiglia da parte di mio padre, era romano. Uno di quei romani “Mo pijo l’appuntamento”, “Mo’ ce vado”, “Settimana prossima me vaccino”. E’ arrivata la fine di luglio e di vaccino ancora non se ne parlava: il virus lo ha colpito frontalmente fino a portarselo via in poco più di un mese, senza dargli più aria.  Il dolore che da quel giorno lacera me, i miei parenti e i suoi amici, centinaia di amici che martedì 7 settembre hanno organizzato un concerto memorabile in suo onore sulla spiaggia di Marina di Cerveteri, non ha rimosso l’inquietudine che porto dentro, una confusione che mi percuote confondendomi mentre ascolto, leggo, vedo scienziati, infermieri, medici, premi Nobel accanirsi sui temi delle cure e dei vaccini. Anzi, quell’inquietudine è per certi versi cresciuta nel disordine e sostanzialmente nei racconti vaghi della terapia che Fabrizio ha o non ha ricevuto in quelle settimane di sofferenza. Non riuscire ad avere certezze è la percossa definitiva dell’anima.

Le ragioni del disorientamento partirono dai pipistrelli e dai laboratori, naufragando infine tra cure e vaccini… Ora nascono dal fatto che non ne siamo usciti migliori: no, proprio per nulla. Non dubito che tra i Novax o i Nogreenpass ci siano superficiali, politicizzati, incoscienti. I fanatici stanno invece in ambo i lati perché insulti, minacce, violenze verbali e qualche volta materiali si sprecano anche tra i Sìvax e i Sìgreenpass.

Il punto è che ci insinua dubbi Luc Montagnier, il quale forse, come ha detto in diretta tv l’inelegante Mario Giordano, “sarà pure rincoglionito”, ma è pur sempre un virologo premio Nobel: Montagnier sostiene che ci si deve impegnare per le cure, più efficaci dei vaccini. Ci insinua dubbi l’operatrice sanitaria che (“Diritto e rovescio”, Rete4) risponde al forzista Andrea Mandelli: “Non è vero, come dice lei, che in terapia intensiva ci sono ora solo non vaccinati. Fino alle 16 di oggi ero in servizio e in terapia intensiva per Covid erano tutti vaccinati”. C’è il presidente del sindacato nazionale degli infermieri italiani (Nursing Up), Antonio De Palma, che ha reso noto pochi giorni fa come “quasi 2000 operatori sanitari vaccinati siano stati contagiati”, eco di una denuncia simile lanciata in settimana dal massimo esperto francese di malattie infettive, il dr. Christian Perronne. La lista è lunghissima e comprende tra gli altri pareri di alti commissari internazionali dei diritti umani, prelati che si riferiscono all’Anticristo e sbandierano profezie dall’Apocalisse e Padre Pio, dati che arrivano da Israele, Cile e altri Paesi dove – dicono – si contagiano i vaccinati due volte. E si sommano fake news di matrice politica molto al di là del pessimo gusto, come una fantomatica cronista Rai che parla di imposizioni giornalistiche provenienti da Mattarella e Draghi. Ennesima bufala.

Vero o falso? Il tragico, insopportabile gioco enigmistico sulla sopravvivenza dell’uomo. Ho il greenpass dopo i due vaccini fatti a maggio e luglio, me ne sto qui a sfogliare la margherita di un’informazione martellante, fuorviante, convinto che in assenza di cure non avessi alternative. In quei buchi sul braccio mi si sono insinuati dubbi e paure, le paure di camminare tra gigantesche trappole e non tanto per me che nel mio cammino sono stordito, incerto, remissivo, ma per quelli ai quali questo frullato di mezze verità e bugie genera rabbia e protesta. Credo che sotto la mascherina molte bocche dovrebbero restare chiuse comunque, per non infettarci di sospetti, ma il senso viscerale di democrazia non prevede il bavaglio, figurarsi se possiamo augurarcelo doppio.

Resto convinto che in assenza di riferimenti credibili, certi, affidabili, dobbiamo come al solito affidarci al nostro senso di responsabilità, alla nostra coscienza, alla nostra cultura e alla nostra educazione. Quel che è drammatico, confesso, è che molti vogliano comunque affidarsi soltanto al proprio istinto, anche se in questo marasma generale faccio fatica a non capirli. Davvero.

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