di JOHNNY RONCALLI – A volte succede, da italiano non te l’aspetti perché abituato ad arrancare nelle retrovie, a essere un po’ dileggiato, a prenderti in giro con autoironia perché lo stereotipo della scarsa efficienza quasi sempre corrisponde al vero.
Però a volte succede. Un po’ come un gran premio scontato che all’improvviso si anima per un imprevisto o un’impennata d’orgoglio, oppure una partita di calcio che all’intervallo pare segnata. Che so, un Milan–Liverpool 3-0 dopo il primo tempo. Uno si distrae, va a lavare i piatti, va in bagno, si versa un cicchetto, fa un po’ di zapping e poi torna alla partita. E si ritrova, incredulo, sul 3-3. Mai abbandonare le speranze.
Così un po’ sta accadendo con la somministrazione dei vaccini in Europa: talmente siamo rassegnati a vederci fanalini di coda, anche quando non è vero peraltro, che quasi non ci accorgiamo di essere in piena lotta per la Coppa dei Campioni. Non è un vanto da poco, in palio c’è la vita, la salvezza dei nostri cari, lo scivolo verso il sospiro di sollievo per un Paese intero.
Ed è pur vero che trattasi di un vanto relativo, che non soddisfa comunque, perché la sensazione costante è che si possa e si debba fare di più, più in fretta, freneticamente vorrei dire.
Fatto sta che nella classifica della somministrazione dei vaccini in rapporto alla popolazione, in Europa siamo secondi. Solo la Danimarca ci precede e ce ne facciamo una ragione, loro hanno la Sirenetta e sono talmente impregnati di fiabismo da riuscire a rendere reale quello che immaginano.
Svolazzi a parte, alle latitudini scandinave i danesi sono quelli che fin da subito hanno mostrato senno e senso pratico, senza alcuna presunzione.
In Italia, furbetti comunque sempre, qualcuno ha provato a transitare davanti alle telecamere con il dito indice alzato, in pieno stile Mennea, nel tentativo di convincere la platea che eravamo primi e in fuga. Non lo siamo, diciamo che nutrivamo qualche Speranza, ma non lo siamo. Però non siamo così scarsi, nella comparazione almeno, segno forse che nel mettere in moto la macchina il motore s’è ingolfato un po’a tutti, persino agli ineffabili tedeschi. Nonostante le false partenze non rilevate e le riserve di carburante sottobanco.
La verità è che forse le classifiche contano, fanno morale e qualcosa dicono, ma in questo caso che importa. Importa solo che ognuno faccia il massimo, al massimo, senza requie, fino al traguardo. Non ci dispiace vederci lassù, prima di Germania e Francia, ma sappiamo che razza di pasticcioni possiamo essere e quanto ci piace festeggiare i successi parziali addormentandoci sugli allori.
E allora proviamo ad andare in fuga questa volta, per davvero, proviamola questa fuga per la vita. Siamo pur sempre quelli dell’Italia-Germania 4-3.