Vabbè, per raccontarvi che da ragazzini si è tutti un po’ grulli mica servirebbe un elzevirotto: ci siamo passati tutti e, più o meno, ne conserviamo buona memoria. Ai miei tempi, nel giro degli amici delle medie, invidiavamo un tal Guizzetti, che si era fatto comprare degli orrendi stivaletti violacei da cowboy: erano lo stato dell’arte e, anche se, in fondo in fondo, facevano recere i cani, avremmo dato un rene per poterli indossare. Va da sé che i nostri genitori, alla richiesta di sborsare un patrimonio per le inguardabili calzature, ci mandarono serenamente a quel paese. E la cosa morì lì.
Oggi, si direbbe che la moda sia diventata, se possibile, più scema: pare adesso che sul gettonatissimo TikTok, autentica bibbia digitale dei giovanoidi del terzo millennio, vada alla grande il farsi ritrarre con un evidente morello, aliter livido, a segnare virilmente le gote. I fierissimi tredicenni d’Europa e, segnatamente, di Francia, esibiscono questi simpatici ematomi, più o meno come i loro bisnonni portavano in giro le cicatrici dei duelli. O, come, in tempi più recenti, i loro padri più scafati mostravano, spostando la sciarpa, quegli altri onorevolissimi ematomi, conquistati nel più lusinghiero dei modi, che si chiamavano “succhiotti”.
Dant vulnera formam, postulava, d’altronde, il Vate. Insomma, tutto il mondo è paese e ogni generazione ha le sue mattane specifiche. Quel che mi sembra grandemente mutata è la reazione degli adulti, quasi che la considerazione verso la prole o verso gli studenti non sia più temperata dall’esperienza e dalla saggezza, ma tenda a prenderli da pari a pari: in altre parole, a prendere sul serio ogni scemenza generazionale. Perché il fatto che un ragazzetto delle medie sia un po’ pirla ci può (e, forse, ci deve) stare: ma che questa pirlaggine venga presa seriamente, analizzata, studiata, sezionata, ci sta un po’ meno.
Come si diceva, il ghiribizzo adolescente veniva sedato da una parola genitoriale o, nei casi più rubesti, da un sanissimo scapaccione. Se io fossi tornato a casa conciato come Rosa Chemical, babbo Michele mi avrebbe usato per togliere la polvere tra le piastrelle. Invece, oggi, ogni sesquipedale boiata, ogni rimbalzo ormonale, viene interpretato con la massima serietà: questi ragazzi, che sembrano sempre più deficienti, sono studiati come si studiano le tribù di babbuini, ma a nessuno viene in mente di dar loro una semplice, banale, datatissima raddrizzata.
I presidi francesi, che, a quanto sembra, ricordano da presso, per acutezza e nervi saldi, quelli nostrani, si dicono allarmati: quest’ondata di autolesionismo all’acqua di rose li preoccupa. Immaginarsi schiere di adolescenti che si strizzano i pomelli vicendevolmente, onde ottenere il desiderato livido, anziché suscitare un’ondata d’irrefrenabile ilarità, porta i dirigenti transalpini ad evocare scenari apocalittici. E mi viene da dire che, invece, il problema sono loro: anzi, siamo noi.
Noi, che, a furia di tavole rotonde, di webinar, di dibattiti su tutto e su tutti, abbiamo perso completamente la nostra capacità critica, devoluta sull’altare di un relativismo chiacchierone e inconsistente. E anche la nostra capacità operativa, nei confronti della prole, evidentemente: dove diavolo sono i genitori di questi imbecilletti? A quale corso sulla responsabilità genitoriale stanno partecipando, mentre i loro eredi si massacrano le guance a suon di pizzichi?
Alla fine, salta fuori sempre la stessa, vecchia e ottusa, morale: si stava meglio prima. Da ragazzi, eravamo scemi anche noi, proprio come questi sfregiati di TikTok, ma i nostri genitori no: erano magari più terra terra, meno sorretti da psicologi e tuttologi, ma con le idee chiare sui limiti invalicabili del buon senso. E, se avessimo cercato dei morelli per sembrare più grandi e duri, ce ne avrebbero procurati ipso facto, senza nemmeno il bisogno di chiedere: altro che TikTok!
Hanno un grosso problema i ragazzi, le cartucce della trasgressione saranno anche infinite ma possono portare ovunque. Vi ricordate? Circa un anno fa parlavamo delle prove di resistenza in diretta cha hanno pure provocato delle morti. Loro sono così, hanno bisogno di affermare la loro non appartenenza al mondo adulto dimostrando di essere più forti, di resistere di più. Questa contrapposizione non si può evitare, fa parte di un meccanismo naturale. Si possono evitare gli eccessi portando un modello convinto forse, e soprattutto più vicino alla natura e meno saccente e bigotto. Forse la forza che questi ragazzi in mille modi evocano è quella che non trovano in chi dovrebbe guidarli. Quella forza che non viene da fuori, quella che nasce dalla convinzione, dalla certezza dimostrata.