Alla fine, vince sempre il desiderio ancor più populista di tenere un minimo di compagnia alla maggioranza che ha più tempo e voglia di riflettere. La televisione ha un ruolo fondamentale in questo: consiglio uno o due tg al giorno, non di più. Avevo iniziato con una dozzina, poi sono tornato alle abitudini antiche altrimenti la confusione cresce nella mente e la fibrillazione diventa incontrollabile.
Il tam-tam di film e serie tv per distrarsi, a proposito, è tribale, passando di chat in chat. Spopola “La casa di carta”. Il latente snobismo, da sempre, verso tutto ciò che è un successo mondiale, mi ci fa accostare con diffidenza e qualche volta a ragione: alla ventesima pagina delle sfumature di grigio feci volare il libro dal balcone, naturalmente sui tetti dei garage. Ma questa serie spagnola la trovo geniale: vado oltre alle molte fughe inverosimili, alle rocambolesche evasioni e alle molteplici esagerazioni. Fanno parte dell’acuta fantasia degli scrittori.
L’aspetto eclatante della “Casa di carta” è la raffinata psicologia dei protagonisti, il loro porsi e agire al cospetto del sottile distinguo tra bene e male, gli intrecci di cuore condizionati dalle rispettive nature. È l’aspetto che più rapisce e alla fine sei più coinvolto dai loro folli amori, piuttosto che dalle loro iperboliche imprese. Strepitosi gli attori e la ricostruzione degli ambienti.
Segnalo la romanticissima “Kominsky method” con due superbi Michael Douglas e Alan Arkin: un affresco delicato, ironico e profondo sulla terza età, che invece sulla terra è diventata più che mai soltanto una gelida fossa comune di numeri e statistiche.
Sono spettatore, non critico, quindi concludo con “The sinner”, due gialli originali e anche questi ricchi di comode, accessibili terapie psicanalitiche, stando in silenzio a guardarli dal divano.
Il nostro stile di vita avrebbe bisogno di un bel “risciacquo in Arno” dal punto di vista morale.
È inutile girarci intorno, abbiamo bisogno di costruire di nuovo un’intera generazione di galantuomini capaci di verità da confezionare come modelli di riferimento. Ho visto troppa gente vivere un’ipocrita rettitudine appoggiandosi al pensiero più in voga. Potremmo dilungarci, ma semplicemente possiamo ricordare che ora o mai più dobbiamo essere migliori. Se non perfetti cerchiamo comunque di tendere all’equilibrio, al raziocinio, basta cazzate che poi, credenti o no, la paura un giudizio finale è uguale per tutti.
Proprio vero Luca speriamo che questa tremenda prova renda più consapevoli tutti quanti un grande grazie per tenermi compagnia Flora