UNA PARTE GIUSTA E UNA PARTE SBAGLIATA

di CRISTIANO GATTI – Da un po’ di anni, assieme all’anniversario, si rinnova il rito penoso del ma anche. Parlamentari, presidi di scuola, intellettuali da trattoria: va bene il 25 aprile, certo, la festa della liberazione, ma i morti si onorano tutti. Sui morti non si fanno differenze.

Ci impartiscono una lezione morale, esigono di ristabilire un’altra verità. La chiamano “tutta la verità”.

E allora, ancora una volta, conviene non lasciarla passare. A forza di farla passare, soprattutto i giovani rischiano di farsi strane idee. Brutte idee. Certe idee di una volta. Soprattutto con questi ragazzi, oggi, 25 aprile, è bene ribadire che se siamo qui a fare liberamente persino certe capziose discussioni è merito solo di quel 25 aprile. Di chi quel 25 aprile l’ha sognato, l’ha inseguito, la realizzato. Combattendo e morendo. Padri e nonni nostri che non hanno esitato a rinnegare la tranquilla e vantaggiosa sicurezza di abbassare la testa per provare a rialzarla. E andare dritti, rischiando sui grandi scenari della storia, ma anche nelle piccole vicende di borgata, persino la vita.

Ci dicono: una guerra civile. Ma non sta in piedi. Meglio presentarla per quello che è, senza perderci in mille strade laterali: una parte sbagliata ha costruito un mostro storico, uccidendo le libertà e gli ebrei, mentre una parte giusta, a un certo punto, ha cacciato la parte sbagliata e ha regalato all’Italia il bene supremo, più bello e più lieve dell’aria che respiriamo, la libertà.

Quelli che “i morti sono tutti uguali” ci dicono ogni volta che anche la parte giusta si è macchiata di crimini vergognosi. Giusto, vero. Bassezze spaventose, interessi e vendette personali mescolati ad alti ideali. Ma davanti a questa obiezione si risponde soltanto come ha risposto Giampaolo Pansa, il numero uno di noi giornalisti: raccontando per filo e per segno tutta la storia, comprese le sue deviazioni e le sue perversioni, senza nascondere niente.

Questa lealtà storica e civile, questo segno di giusta intelligenza, non devono però inquinare la verità limpida e trasparente: quella volta, quando l’Italia libera è nata una seconda volta, una parte era dalla parte giusta, l’altra parte era dalla parte sbagliata. Senza se e senza ma.

Se poi l’ultima obiezione è che diciamo così solo perchè la storia la scrivono i vincitori, in questo caso io mi schiero subito: stavolta è proprio meglio che l’abbiano scritta i vincitori. Quella che hanno scritto gli sconfitti, per un Ventennio, mi fa orrore.

Un pensiero su “UNA PARTE GIUSTA E UNA PARTE SBAGLIATA

  1. giacomo dice:

    È sempre importante tornare ai fondamentali della storia altrimenti scivoliamo nel prossimo errore che poi sempre diventa orrore! ottimo Cris!

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