UNA COSCIENZA DA VIDEOGIOCO

di PIER AUGUSTO STAGI – «Per favore, non riesco a respirare. Sto per morire!». Queste sono state le ultime parole di George Floyd, ucciso lo scorso 25 maggio da Derek Chauvin, un ufficiale di polizia di Minneapolis, in Minnesota.

Il ginocchio di Chauvin sul collo di Floyd sono ormai manifesto, immagine orribile e raccapricciante che ha fatto il giro del mondo. Per oltre otto minuti otto Chauvin è rimasto con quel dannatissimo ginocchio sul collo, solo perché Floyd avrebbe tentato di pagare un commerciante con una banconota da venti dollari presumibilmente falsa. George Floyd aveva 46 anni. Era disarmato. E la verità è che se non fosse stato di colore non sarebbe morto assassinato.

Questo è il fatto, che nel mio caso è anche antefatto di una storia che vorrei raccontarvi. Ho un figlio di 23 anni, che frequenta la facoltà di ingegneria al Politecnico di Milano. Da sempre è appassionato di elettronica e come tantissimi nativi digitali anche di giochi virtuali. Ieri sera, a cena, mi rende edotto del fatto che ha appena ricevuto dalla casa produttrice (la Activision) di un gioco elettronico la comunicazione che gli aggiornamenti di “Call of duty” (questo è il nome del gioco) sono rimandati di qualche giorno perché «in questo momento è giusto vedere e ascoltare coloro che lottano per l’uguaglianza, la giustizia e il cambiamento». In sè, ha tutta l’aria di un bel gesto. Un gesto di rispetto per quanto sta succedendo là fuori, nel mondo reale.

Per Leonardo, così si chiama mio figlio, è una nota di servizio. Ne prende atto serenamente, io un po’ meno. Mi fa specie che ci sia qualcuno che decida per me cosa sia giusto fare o meno. Mi piacerebbe che i nostri figli, magari con il nostro esempio, arrivassero a non giocare per un loro processo mentale, per una loro presa di coscienza indipendente, e dipendente solo dalla loro volontà. Che ci arrivassero da soli.

L’ho sempre pensata così, anche quando per decreto fermavano il campionato di calcio o qualsiasi altra manifestazione pubblica: ognuno di noi ha il sacrosanto diritto di scegliere. È forse giusto continuare a giocare a fare la guerra quando nel mondo ci sono 25 guerre, lista aggiornata al 2 maggio scorso? È forse giusto continuare a giocare mentre muoiono di malnutrizione oltre 7 mila bambini al giorno? È forse giusto giocare mentre il mondo è in ginocchio per questa dannatissima pandemia?

Non lo so, ma di una cosa sono certo: ognuno deve rispondere alla propria coscienza, senza aspettare sempre l’ordine dall’alto. Il messaggino social che corre veloce lungo la rete internet non mi piace neanche un po’. La morte di George Floyd non è un gioco.

Un pensiero su “UNA COSCIENZA DA VIDEOGIOCO

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr.Dott. Pier Augusto STAGI,
    Mi sento di dire che la sua e’ una riflessione che, IN ALTRI TEMPI, sarebbe stata forse tacciata di…banalità .
    Tempi migliori degli attuali ? Tempi peggiori ? Ho la mia opinione, e la tengo per me, giusta o sbagliata che sia. Ognuno è poi libero di pensarla come vuole (e ci mancherebbe…) , e come lei afferma dovrebbe arrivarci da se’.
    Benché ci si affanni nel sostenere , più o meno motivatamente ed in maniera oggettivamente argomentata, che bianchi e neri pari sono, negli USA come in ogni altro Paese di questo ben strano Mondo , quanto accaduto, ora come in tante altre circostanze, mi induce a nutrire in proposito qualche piccolissimo dubbio .
    Uguaglianza è una parola difficile: teoricamente riempie la bocca, ma praticamente riesce a far storcere non solo il naso, ma quella stessa bocca che poco prima se ne era …nutrita è riempita.
    E , qualora ci si voglia guardare allo specchio senza abbassare gli occhi , dico che non è la sola parola dura da digerire .
    Ne serbo un lungo elenco , sul quale preferisco non soffermarmi.
    Ricordo a me stesso (si dice così, ma continuò a chiedermi il perché se , facendone menzione, e’ palese che io ne abbia ben memoria) una parolina significativa in via di estinzione , e forse già ben oltre : VERGOGNA .
    Se ne conosci il contenuto e, soprattutto, la funzione…non la eviti . Farebbe il paio con SERIETÀ, oppure con DIGNITÀ, o con altri termini desueti, od addirittura sconosciuti ai più.
    PAZIENZA.
    Anche di questa, e non solo come parola, comincia ad essercene veramente poca in giro.
    Cordialmente.
    FIORENZO ALESSI

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