UN PO’ DI PRIVATO FA BENE ALLA CORSA SPAZIALE

di GHERARDO MAGRI – Allora è ufficiale: l’uomo più ricco del mondo – Jeff Bezos – lascia il comando operativo di Amazon, la sua amata gallina dalle uova d’oro dal 1994, a un suo manager di fiducia, rimanendo comunque presidente. Per far cosa? Per dedicarsi a una nuova passione che lo fa tornare ad essere bambino: viaggiare nello spazio, non solo con la fantasia.

Lo farà con la sua società Blue Origin: il 20 luglio si accomoderà in cima al missile New Shepard con altri cinque astronauti per un volo che lo porterà a 100 chilometri dalla terra. In realtà non entrerà esattamente in orbita, però proverà l’ebbrezza dell’assenza di gravità, sia pure per pochi minuti. Particolare curioso dell’operazione è l’asta in corso per l’unico biglietto dei sei disponibile “al pubblico”, la quotazione è intorno ai 2,8 milioni di dollari.

La vicenda sembra tanto un hobby per super miliardari. Jeff entra in una club ristretto di imprenditori visionari che ci stanno provando da un po’, Elon Musk con SpaceX è già il taxi ufficiale della Nasa, Richard Branson della Virgin sta sperimentando voli e velivoli per turisti spaziali (purtroppo l’ultimo tentativo registra anche una vittima).

Diciamo che adesso il piatto degli investimenti è decisamente più ricco e se ci si mette pure Bezos a tempo pieno, stiamo sicuri che la competizione produrrà una corsa al rialzo su tutti i fronti, soprattutto delle sfide. Bezos è in ritardo rispetto agli altri, ma saprà recuperare. Per il momento vince il premio del coraggio, andandoci di persona, questo gli va riconosciuto. Difficile immaginare quanto varrà la sua polizza assicurativa.

L’esplorazione spaziale ha preso slancio con la prospettiva di sbarcare su Marte, lo vediamo dai numerosi programmi in corso e, mai come oggi, l’interesse è multinazionale.

La vera differenza rispetto ai gloriosi anni ’50-60 è l’entrata in scena di questi plurimiliardari, che rappresentano l’interesse privato su faccende di solito gestite dagli stati.

Respingiamo la reazione istintiva e populista che questa bella gente non ci dovrebbe azzeccare nulla con la ricerca spaziale. Certo l’idea che pochi possano sfruttare l’occasione per il proprio business sorge spontanea e non piace a nessuno. Ma ragionando a mente fredda e guardando bene la storia è ciò che è sempre successo, solo che adesso è possibile che possano addirittura diventare loro dei pionieri, aprendo strade nuove alla società.

Una bella differenza che va utilizzata al meglio, non è da osteggiare per partito preso. In un mondo in cui le risorse sono sempre più scarse, l’intelligenza e la capacità di guardare oltre da parte degli enti pubblici può essere determinante. Ma anche da parte dei privati. Mettere a punto un buon piano pubblico-privato, coinvolgendo le grandi capacità d’investimento e usando i migliori talenti e tecnologie, sarà un cocktail ideale per il futuro dell’umanità. Il vero segreto sarà riuscire ad incanalare nella giusta ed etica direzione le enormi potenzialità del settore privato, evitando di considerarle sotto il profilo logoro del classico capitalismo come l’abbiamo studiato e osservato per anni. Sta avanzando un neo-capitalismo più evoluto, che tiene conto degli interessi della comunità, della società e dell’ambiente. I cambiamenti sono più grandi di quelli che si vedono e, in una certa proporzione, i progressi e le evoluzioni dei settori privati sono più consistenti di quello che vediamo nella politica e nella gestione del patrimonio pubblico.

Non etichetterei, perciò, la questione sotto un titolo semplicistico di “turismo spaziale”, ma coglierei l’occasione d’oro per allargare la platea degli azionisti dello spazio, a fin di bene, dando il benvenuto a bordo anche a quelli che oggi descriviamo soprattutto come eccentrici visionari.

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