UN CALCIO AI PREGIUDIZI, PER ORA

di LUCA SERAFINI – Cari amici e colleghi “altripensatori” della redazione, so di deludervi profondamente. E con voi anche molti lettori. Vi conosco: tradizionalisti, conservatori, un po’ scettici, magari – dai – anche un filo maschilisti. Se si parla di calcio, naturalmente. Poi sulle altre questioni della vita non so, ma immagino…

Quindi credo proprio che leggendo della 19enne Ellen Fokkema, autorizzata dalla Federazione olandese a giocare nella prossima stagione in una squadra maschile (VV Foarut), sarete sobbalzati sulle sedie tra le risate e l’indignazione. Per le stesse ragioni, tra l’altro, addotte dal presidente federale dei Paesi Bassi, Langeller: «Da noi il calcio si può giocare misto fino ai 19 anni perché è un fatto ‘speciale’ per la promozione di questo sport. Allo stesso tempo, dai 19 in poi non si è mai fatto perché questo rappresenta la diversità (tra sessi) e l’uguaglianza (dello stesso sesso)». Ma adesso Langeller, sfinito dalle pressioni della ragazza (graziosa, per la cronaca: so che volevate saperlo) e del club, ha ceduto. Monitorerà, dice. Poi si vedrà.

Allora il mio problema, amici, colleghi e lettori sciovinisti della mascolinità calcistica, è che per me il calcio è calcio, sempre: all’oratorio, tra bambini (e bambine), ai giardinetti, a porte chiuse, a porte aperte, a finestre socchiuse, sul marciapiede, in spiaggia… Da bambino usavo i soldatini romani contro quelli dei cowboys schierati sulla moquette e, con una pallina di carta, diventai l’ignaro precursore del Subbuteo.

Maschi contro femmine, direte, non c’entra con questo ragionamento. E vi seguo: nei 100 metri l’uomo arriva prima della donna, lancia pesi e dischi più lontani, salta più in alto con o senza asta (vi diffido anche solo dal pensare battute maliziose), va a canestro schiacciando palla e pulzella. Ok, ci sto.  Ma il calcio mette insieme molte cose: tecnica, fisicità, velocità, altezza, furbizia, intelligenza. Allora può darsi che le differenze si limitino.

Io ho giocato a pallone uomini contro donne: per beneficenza. Certo, noi eravamo giornalisti e loro stavano in serie A, ma oltre a batterci, ci menavano pure. E anche tanto. Giorgio Gandolfi de “La Stampa” all’Arena di Milano fu espulso per fallo di reazione su una bergamasca. C’erano mille paganti. Dettagli. Un’altra cosa: in questi ultimi anni nel mio Milan ho visto certi brocchi che una donna professionista olandese secondo me avrebbe giocato meglio. Quindi sono mentalmente molto aperto.

Seriamente, per concludere, vi invito a non stizzirvi più di tanto per Ellen Fokkema e/o per il mio articolo: sapete cosa penso veramente? Che dopo questo primo momento di curiosità, sgomento, sarcasmo o – come nel mio irragionevole caso – di “perché no?”, tornerà tutto come prima. Uomini con uomini e donne con le donne. Quindi è inutile che vi agitiate. Come è inutile che io vaneggi. Chissà, però, forse in un’altra vita… O in una prossima generazione…

2 pensieri su “UN CALCIO AI PREGIUDIZI, PER ORA

  1. Cristiano Gatti dice:

    Caro Luca, la tua ironia iniziale da primo della classe rischia seriamente di spacciare gli autori di @ltroPensiero e tanti lettori per un branco di trinariciuti reazionari. Mi sembri un po’ ingiusto. Posso testimoniare che almeno i nostri giornalisti sono persone aperte e illuminate. Non sono infallibili, certamente no, ma di sicuro conoscono il dubbio e rifiutano il pregiudizio.
    Parlando per me, non mi dichiaro né maschilista né femminista. Per tutta la vita ho cercato di raggiungere un punto di equilibrio, quello per cui ormai vedo solo persone. Non ho difficoltà a riconoscere che tra un maschio intelligente e una donna cretina continuo a preferire il maschio intelligente, senza per questo sentirmi colpevole di bieco sessismo. Ovviamente, per completezza, tra un maschio cretino e una donna intelligente non è nemmeno il caso di specificare, tutta la vita scelgo la donna.
    Quanto alla calciatora tra i calciatori, credo prima di tutto ci giochi una punta di vanità e di esibizionismo, caratteristiche comuni ai due sessi, senza distinzione. In secondo luogo, mi sfugge la portata dell’emancipazione e della conquista sociale: tra una donna che cerca a tutti i costi di essere come gli uomini e una donna che cerca di essere compiutamente donna, scelgo comunque la seconda. Dev’essere che degli uomini maschi ne so già abbastanza, comunque a sufficienza per non vedere di buon occhio pure imitazioni, cloni e surrogati.

  2. Luca Serafini dice:

    Caro Cristiano, alcuni letterati, attori e registi primi della classe che ho la fortuna di frequentare e la trinariciuta umiltà di leggere e ascoltare, mi hanno insegnato che l’ironia non va spiegata: se non viene colta, è perché non è capita oppure è stata spiegata male. Propendo per la seconda ipotesi, anche se nel caso di questo articolo mi conforta il fatto che la maggioranza l’abbia intesa benissimo. Redazione compresa. Non smetterò mai di volerti bene…

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