UFFICIO ALL’ITALIANA

di GHERARDO MAGRI – Il primo grande impatto del Coronavirus nelle aziende, per chi continua a lavorare imperterrito in ufficio nonostante tutto, è lo svuotamento completo delle agende. Spazzati via i meeting, gli eventi, le fiere, le visite dei colleghi dall’estero, i pranzi e le cene.

C’è da stropicciarsi gli occhi: mai stato così tanto tempo a disposizione per riflettere, pensare e progettare. Inizialmente ti assale un senso di vertigine, ma poi ti godi le ore a ossigenare il tuo cervello, troppo occupato prima a sorbirsi una sequela di avvenimenti tutto sommato inutili per te e per il business.

Assapori il piacere di guardare le cose da tutti i punti di vista, senza essere frettoloso perché pressato da appuntamenti tanto rituali quanto vacui, utilizzando un sano concetto di slow thinking applicato al mondo degli affari, abituato soprattutto al fare senza pensare. Ne approfitto a pieni polmoni e mi godo questa libertà.

Una lezione preziosa che riutilizzerò presto quando la situazione si normalizzerà. Si è capito perfettamente a cosa si può fare a meno.

Il secondo impatto è una piacevole riscoperta del buon senso, efficace vaccino a certi automatismi aziendali che scattano in situazioni d’emergenza come questa. La verità è che nessun protocollo può prevedere niente di simile e nessuna procedura si può applicare a occhi chiusi.

Allora, rispolverare valori eterni – anche se poco di moda oggi – come l’esperienza, la saggezza, il senso del dovere, il saper fronteggiare di persona e con le persone momenti complicati, aiuta molto ed evita di impantanarsi nelle regole scritte da burocrati lontani dalla vita reale.

Un esempio? Lavorando in una multinazionale non italiana, è normale che di questi giorni si creino unità di crisi a tutti i livelli per fare il punto della situazione sul coronavirus e impostare azioni correttive. Peccato che alla prima domanda “come fate in Italia?”, la nostra risposta disarmante li abbia colti di sorpresa: “Abbiamo continuato a lavorare responsabilmente con una ricca serie di raccomandazioni restrittive, decise già a ridosso del primo fine settimana critico”.

Aggiungo nel pensiero: senza bisogno di consultare soloni che di mestiere dicono di solito agli altri cosa fare. Così, rischiando di usare solo la nostra testa.

Noi italiani siamo fatti così, abituati da sempre alle emergenze, non ci scomponiamo troppo e soprattutto ci mettiamo in azione con tempismo anche senza aspettare troppo editti generici e tardivi.

 

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