Sembra un’epoca fa, ma si pensava sempre che gli Stati Uniti fossero una pacata badante, una sveglia sentinella, una generosa amica di tutto l’Occidente libero. Qualche dubbio che non lo fosse più è venuto nell’ultimo periodo, quando Trump ha preso in mano la situazione internazionale. Dopo il faccia a faccia con Zelensky, il dubbio è certezza: no, gli Stati Uniti non saranno più quella cosa che avevamo in mente da generazioni. E dio solo sa se mai torneranno ad esserlo.
Trump che prende a maleparole il presunto alleato, Trump che tratta Zelensky come la sua sguattera, Trump che fa il gradasso dall’alto del suo potere e dei suoi soldi, con tutto il lessico e il contorno sgradevole dei ricchi volgari, da cinepanettone, devi essere riconoscente, senza di me dove andavi, io sono io e tu non sei un.
Sconvolta anche la liturgia classica dei vertici internazionali: dalle parole vellutate e dalle strette di mano recitate, alla rissa in mondovisione. Neanche al Processo di Biscardi (per noi che sappiamo cosa significa). Se non fosse che stavolta c’è in ballo solo il destino del mondo, quanto meno del nostro mondo fondato sulla libertà e sulla democrazia. Lì, in pochi minuti, abbiamo capito quanto vale e più ancora quanto sia fragile: basta che in cabina di regia ci finiscano i matti, il resto è di conseguenza. Una situazione pazzesca, letteralmente.
Dedicato a chi sottovaluta la gravità del momento. Il bue che dà del cornuto all’asino, cioè Trump che si rivolge aggressivo a Zelensky, dice “stai giocando con la terza guerra mondiale”. Lui. Chiunque lo giochi, è comunque un gioco terrificante. Da incoscienti. Mette malinconia l’idea che a giocarci con più gusto sia proprio il presidente di quella che per un secolo abbiamo considerato la terra delle libertà. Così s’è ridotta, la terra delle libertà: a zerbino sotto i piedi di un capo arrogante, spregiudicato, violento.
Per noi che guardiamo allibiti da qui, dall’Europa imbambolata e inconcludente, chiusa nei suoi piccoli calcoli da campanile, è uno spettacolo che mette paura. E chissà che lo spavento non serva a dare una scossa. Quanto meno, quasi tutti (a parte Salvini che davanti a Trump sa solo dire “adoro”) abbiamo capito una cosa solare: di fronte c’è Putin, ma alle spalle abbiamo uno della sua risma.
Adesso sono davvero impaziente di sentire le reazioni dei nostri rappresentanti politici.
Mi auguro di vedere e di sentire parole di buon senso, ma sopratutto coltivo la speranza che tutti insieme si accordino per quell’unità d’intenti, per essere decisamente e consapevolmente responsabili in un momento così tragico e difficile per il mondo intero.