TROPPO DURO E INTELLIGENTE PER QUESTA RAI E PER L’ITALIETTA DI SANREMO

Ebbene sì, ho atteso l’una di notte per seguire Angelo Duro al festival di Sanremo. Riassunto: perle ai porci, la genialità offerta a un pubblico ignorante che si merita Fedez e la sua signora viziata, le giacche di Amadeus, la lettera di Zelensky e tutto il resto del baraccone festivaliero.

Il presentatore e direttore artistico, ossimoro, ha suggerito ai telespettatori di scegliere: o cambiare canale o beccarsi (testuale) l’esibizione del siciliano. Quanto è meravigliosa l’ipocrisia della Rai, ingaggia un attorcomico cosiddetto trasgressivo e irriverente, lo piazza all’una meno dieci e invita a spegnere il televisore.

Angelo Duro scrive testi forti, immediati, di ironia e sarcasmo, va contro l’idem sentire, usa un linguaggio che fa parte del nostro quotidiano e che teniamo sotto vuoto per poi liberarlo al primo incrocio stradale, al primo rigore negato, alla prima deiezione pestata.

E’ volgare tutto quello che gira attorno a Duro, è becera la televisione da mattina a sera tra cosce e metoo in contemporanea, è chiassosa nei dibattiti di politica, è orribile quando si occupa di omicidi, è violenta quando inquadra la miseria, è patetica quando finge compassione, è televisione allo stato puro.

Angelo Duro va visto a teatro, come lui Rocco Barbaro, altro artista della parola velenosa e trasparente, entrambi soprattutto non hanno nulla a che vedere con il Festival e con la Rai, che trasloca centinaia di dipendenti e collaboratori e parenti e ruffiani in Riviera, tra note spese e markette varie, e poi piazza i moralisti a gettone, tra una rete e l’altra, perché spieghino all’Italia dove stia il vero, dove il giusto, dove il bello.

Ma chi l’ha Duro la vince. Questo è trash? Beccatevelo.

Un pensiero su “TROPPO DURO E INTELLIGENTE PER QUESTA RAI E PER L’ITALIETTA DI SANREMO

  1. Eleonora Ballista dice:

    Io non ho atteso l’una di notte. Ho spento prima.
    Poi ho letto questo commento e sono andata su RaiPlay.
    Non so chi sia Angelo Duro, non lo avevo mai sentito.
    E non so nemmeno dire se sia trash. Ma il suo monologo, non scontato, certifica una verità: una certa parte di uomini (intesi come maschi) sono bestie.
    Non saprei dire quanto lo stesso Duro possa appartenere alla categoria; mi auguro che certe sue posizioni siano solo scena, teatro. Più che ridere mi ha fatto pensare; mi ha dato invece fastidio il turpiloquio. E non perché io sia bacchettona, non mi sento tale.
    Ma perché certi messaggi possono avere la medesima, se non maggiore, forza anche proferiti senza una sola parolaccia.
    Un monologo del genere avrebbe guadagnato punti interpretato (e rivisto nel testo) da Gioele Dix.
    Lui, Angelo Duro, invece mi ha ricordato Tom Cruise nel film Magnolia.

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