TENERO SILVIO, 30 ANNI DOPO PREPARA ANCORA IL KIT AL SUO CANDIDATO

Avete presente quelle disgustose convention americane, in cui i futuri piazzisti vengono pompati, tagliandati e, infine, lanciati come tori nell’arena? Ma sì, dai: quelle assemblee, tenute in qualche hotel gigantesco, tutto moquette porpora e maniglie dorate, con un piazzista ottimo massimo, debitamente inguainato in un completo finto-Armani, con delle scarpe finto-Campanile e una faccia finta e basta, che spiega alle bassaridi invasate come intortare il potenziale acquirente. Chi non è incappato in qualcuno di questi sicofanti? Dindon, buongiorno: le piacerebbe fare una vita da pascià? Ecco, col nostro aspirapolvere o con il nostro robot da cucina, la sua vita sarà proprio uguale a quella di un pascià! Molti chiudono subito la transazione, mandando al diavolo il questuante: qualcuno, invece, commette l’errore di dargli corda e si ritrova infelice proprietario di batterie di pentole, tappeti e simili cianfrusaglie, che pagherà in centomila comode rate, per tre volte il loro valore commerciale.

Oggi, che la politica è sempre più un’americanata, tutta fondata sull’apparenza, la circonvenzione, insomma, la fuffa, queste convention un po’ behavioriste sono il pane quotidiano dei politici rampanti di casa nostra. Padre nobile di questo modo fatuo di interpretare la politica è, senz’ombra di dubbio, Berlusconi: il maggior responsabile dell’involgarimento progressivo della nostra società. Oltre ad aver introdotto una Weltanschauung da salumaio brianzolo, fatta di soldi, donne e potere, che ha subito attecchito appo i debolissimi sistemi etici della nostra gente, Berlusconi ha anche introdotto in Italia il marketing politico: anzi, meglio, l’advertising politico. Messe in cantina le idee e financo le ideologie, il Nostro ha impostato le campagne elettorali come un project manager imposterebbe lo sviluppo e il lancio di un prodotto. Va da sé che i suoi succedanei abbiano introiettato l’impostazione, senza possedere l’indubbio genio commerciale del Maestro.

Oggi, un berlusconiano di terza o quarta generazione (ha quarant’anni), Alessandro Cattaneo, ha prodotto il nuovo kit virtuale del buon candidato: non scherzo, è tutto vero. Si tratta di un pacchetto che comprende istruzioni, un manualetto di estetica elettorale, con tanto di postura, raccomandazioni social, look d’ordinanza, e perfino una gif di Berlusconi: insomma, si setta un candidato come si setta uno smartphone. Il che la dice lunga sulla prossima frontiera dell’intelligenza artificiale: l’idiozia artificiale.

Ora, facciamo a capirci: uno le proprie campagne elettorali se le gestisce come gli pare. Tuttavia, lasciatemi dire, da poveraccio cresciuto a pane e Platone, che vedere un elettore come un potenziale cliente da intortare non mi pare il modo più nobile di servire la propria Patria e di fare politica. Mi sembra, piuttosto, la dimostrazione di una deriva dolorosa, di un misto di narcisismo e di affarismo da due lire. In cui noi cittadini siamo solo dei fessi cui rivendere slogan ritriti e frasi ad effetto. Il trionfo della superficialità e dell’apparenza, dell’egoismo e della mancanza di stile. Poi, per carità, c’è di peggio: Letta che inneggia alle devianze mi pare anche più preoccupante. Ma anche questo kit dell’ingegner Cattaneo, pur non preoccupandomi, mi impone di esclamare: mala tempora currunt sed peiora parantur! Ovvero, se tutto va bene, siamo rovinati.

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