TENERE O DISTRUGGERE I DIARI ALLA FINE DI UNA VITA?

E’ proprio vero che la realtà supera la fantasia, in tanti casi. Sto leggendo il volume “Passo nell’ombra”, in cui l’autrice narra una complessa e ambivalente storia d’amore tra due coniugi. Lui è un pittore più anziano, lei è stata l’ossessivo soggetto dei suoi dipinti. Hanno tre figli, lei lo tradisce e lui lo sa.

L’idea narrativa della scrittrice statunitense contemporanea Louise Erdrich è quella di far scrivere alla protagonista due diversi diari. Il primo, rosso, è conservato in casa in un cassetto del suo scrittoio e quando scopre che è letto dal marito di nascosto, inizia a scrivere cose proprio allo scopo di farle sapere a lui, talvolta mentendo. Il secondo diario, l’agenda blu, è invece depositato in una cassetta di sicurezza in banca, contiene i suoi pensieri più profondi e reconditi ed il romanzo è costruito sulla sovrapposizione dei due diversi registri.

Mentre proseguo nella lettura del libro, non ho potuto non pensare alle vicende di una mia ex paziente. Si tratta di una donna colta, brillante, impegnata politicamente e socialmente. Aveva un piccolo gruppo di amiche, con cui aveva stabilito un rapporto profondo e duraturo. Si tratta di quelle amicizie belle e profonde che talvolta si creano tra donne, ispirate alla solidarietà e alla vicinanza. Si erano autodefinite le ragazze e la definizione ha resistito al tempo. Se ricordo bene si erano conosciute al liceo o all’Università, comunque molto giovani, e avevano stabilito la consuetudine di incontrarsi periodicamente per raccontarsi i fatti propri, in una sorta di seduta di gruppo. Alla “riunione” non erano ammesse altre persone. Per rispetto alle consuetudini di allora, con la frequentazione attiva di assemblee studentesche, al termine di ogni incontro era stilato anche un verbale, approvato con assoluta serietà all’incontro successivo in cui, a futura memoria, ricordare gli avvenimenti e le discussioni principali. Le ragazze si sono incontrate per anni, anzi per decenni, a turno a casa di una di loro, e si sono raccontate ogni cosa. I verbali si sono accumulati e sono diventati diversi quaderni. In essi c’è tutto: ci sono le cotte adolescenziali, le delusioni, i conflitti familiari, le difficili scelte professionali, la politica e poi matrimoni, convivenze, nascita di figli, lutti. Inevitabili anche i tradimenti, potenziali o effettivi. Contengono segreti, per genitori in passato, poi per altri amici, per mariti e compagni, per i figli.

Che io sappia, le ragazze si riuniscono ancora, anche se più di rado e in formazione ridotta. I quaderni sono stati gelosamente conservati dalla mia paziente, scampando anche a diversi traslochi, e vi è certezza che non siano mai stati scoperti.

Il problema è che ora le amiche vanno per la settantina e inevitabilmente il pensiero va anche ad una improvvisa dipartita. Cosa fare dei quaderni? Sarebbe assolutamente sconveniente scoprire, sia pure a distanza di anni, avvenimenti e considerazioni che le ragazze si sono tenute per loro.

Sarà necessario distruggere i verbali? Anche questo sembra un oltraggio. Io ovviamente non li ho letti, rispettando la loro funzione. Ma sono i racconti delle loro vite, ci sono i loro segreti, ciò che temevano e ciò che hanno realizzato. Le ragazze si sono confrontate e confortate per tanti anni, il valore affettivo è molto elevato. Il cruccio è cosa farne ora: impedire che vadano a finire per errore in altre mani, ma anche distruggere tutto è duro.

Il racconto è sostanzialmente veritiero. Che storia fantastica è, a volte, la vita.

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