TAGLIARE LE UNGHIE AL PEP

Ho atteso, invano, di vedere Carlo Ancelotti con il volto tumefatto dopo le due sberle di Liverpool. Niente, il Real Madrid ha perso, il galactico Florentino Perez è sul punto di non ritorno, ma Ancelotti si è presentato imbufalito sì, con il sopracciglio più alto dell’Everest, ma al massimo un paio di rughe, naturali, niente di più.

Mica è come il Pep, cioè Guardiola che, dopo averle buscate per cinque volte di seguito tra campionato e coppe nazionali, ha pareggiato in casa contro il Feyenoord, pur essendosi trovato con un comodo 3 a 0 in favore e, dunque, ha perso la testa, anzi sapeva benissimo dove essa fosse e allora l’ha graffiata con le unghie, una, due, tre volte, come i gol beccati, e ha preso a sfogarsi anche con il naso, sanguinante e ferito pure lui innocente.

Il flagellante catalano ha poi scritto due righe per scusarsi, non vorrebbe che il suo gesto venisse emulato da qualcuno in crisi esistenziale, il messaggio negativo è però entrato in circuito, lo sfigurato Pep può essere il titolo di una nuova serie televisiva anche se qualche dubbio sorge: si sarà davvero punito da solo oppure ha fatto a graffi con uno dei suoi calciatori?

Certe isterie fanno parte del repertorio del nuovo football, calci nel sedere o dito negli occhi di un allenatore avversario, abiti strappati, cravatte lanciate al vento, bottigliette scalciate via, violente e provocatorie strette di mano, strilli, corse furibonde, imprecazioni; è la famosa trance agonistica ma nel caso di Guardiola c’è altro, c’è la crisi psichica di un uomo di anni cinquantatrè, capo di un gruppo di sbarbati, dunque responsabile dei comportamenti non soltanto tattici dei suoi.

Sono saltate le marcature ma anche i fusibili, Guardiola si è già guardato allo specchio, non è più il grande vincente del reame, di certo è il più graffiato. Il destino cinico e baro vuole che domenica prossima il Manchester City si debba esibire nel tempio di Anfield, dunque Liverpool. Sarebbe opportuno tagliare le unghie e legare le mani al Pep.

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