Nel 1964, poco più che quarantenne, Pier Paolo Pasolini affidava a una “poesia civile” un certo senso di delusione, di arrendevolezza, nei confronti degli italiani. “L’intelligenza – scriveva – non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager tu otterrai, da uno dei milioni d’anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale […]